JONÁS CUARÓN DIRIGE ANINGNAAQ, UN CORTOMETRAGGIO PURO, COMMOVENTE E POTENTE
Quei messaggi confusi, drammatici e catartici tra la dottoressa Ryan Stone (alias Sandra Bullock) e la terra lontana e offuscata di Gravity sono entrati in pochissimo tempo nella storia del cinema. Il dialogo esasperato, via interfono, ad anni luce dalla salvezza è uno dei punti chiave di tutto il film diretto da Alfonso Cuarón ed è l’unico momento in cui c’è un contatto sincero tra la protagonista e l’umanità rappresentata dalla purezza degli esseri viventi, dall’ululare dei cani e dal pianto di un bambino.
Ma cosa stava succedendo in quel momento, chi era al di là dell’atmosfera, quell’abbaiare da dove proveniva e chi era, soprattutto, Aningnaaq? Tutto questo lo spiega Jonás, fratello di Alfonso, che oltre a curare la sceneggiatura di Gravity ha voluto produrre e dirigere un cortometraggio ”speculare” chiamato, appunto, Aningnaaq.
Il corto, inserito nella short-list dei cortometraggi candidati agli Oscar, da un volto alle parole confuse e gracchianti di quella speranza che Sandra Bullock abbracciava nel film; l’opera, se pur breve, contiene una poetica in linea con Gravity, ne amplia i significati e ne sottolinea i simbolismi (qui il nostro focus sull’argomento); ancora la morte che si allaccia alla vita, che la prosegue e che per certi versi la tutela; la vita, poi, che si sacrifica con coraggio e dolore per la conservazione di qualcosa di grande. Un corto potente e commovente che scuote l’anima e fa alzare gli occhi al cielo.
Ecco a voi Aningnaaq: