Roma Film Fest – Il Carattere Italiano: recensione film

DOCUMENTARIO DI GRANDE IMPATTO CHE RACCONTA IL “CARATTERE” DELL’ORCHESTRA SINFONICA DI SANTA CECILIA 

GENERE: Documentario

DURATA: 100 minuti

VOTO: 4 su 5

Utilizzando lo sguardo ed il punto di vista dei suoi membri, Bozzolini ci racconta l’orchestra sinfonica di Santa Cecilia, tentando soprattutto di evidenziare ciò che la distingue dalle altre. L’animo, l’intensità del suono, la passione, l’imperfezione che rende sublime la sinfonia, soprattutto se dovuta ad uno slancio emotivo, costituiscono i principali fattori de Il carattere italiano.

Quest’ultimo però risulta assolutamente inspiegabile in se per sé, e probabilmente l’assenza di una definizione costituisce il suo punto di forza, come sostiene uno dei maestri ospiti più prestigiosi dell’accademia, Yuri Termikanov “se la musica fosse spiegabile a parole, sarebbe spaventoso”. Della serie, fidiamoci dell’esperto che è meglio

Il maestro italo americano Antonio Pappano, direttore dell’orchestra, ci spiega perché in Italia è tutto così speciale. “Quello che a me interessa e far capire ciò che il brano intende trasmettere, se riesco a mandare questo messaggio al pubblico, a farlo innamorare del pezzo, allora la parte tecnica, la ricerca della perfezione non conta più. E’ secondaria. Per me basilare è l’emozione non la tecnica” La considerazione di Pappano sembra essere condivisa a pieno da tutti coloro che fanno parte di questo straordinario gruppo. C’è chi sostiene addirittura, che suonare con il gruppo di Santa Cecilia sia di gran lunga più emozionante che esibirsi a Chicago o New York.

Il Carattere Italiano non è solo un documentario ma un modo vero e proprio di raccontare la musica come la forma d’arte più espressiva conosciuta oggi. L’abilità di trasformare una serie di note, non solo in un suono o musica, ma in una vera e propria esperienza, permette allo spettatore di percepire davvero tutto ciò che si trova alle spalle del semplice strumento. Dietro vediamo le paure, gli sforzi, i sacrifici che servono per diventare musicista classico. Dal solista al coro tutti contribuiscono alla creazione della melodia, qualunque essa sia, e ciascuno di loro si sente responsabile della conversione di chi, alla musica classica, non si è mai avvicinato. La vita e la flessibilità sono forse i fuochi principali dell’orchestra di Santa Cecilia.

Lo stesso Stefano Bollani, pianista jazz di fama internazionale, conviene su questo punto. “Ero partito scettico, io vengo dal jazz, ho un suono più morbido rispetto a quello pesante dei pianisti classici, quindi pensavo di non trovarmi assolutamente in sintonia con un’orchestra. In genere poi, sto estremamente attento a percepire l’errore, la sfumatura, temevo di dovermi adattare, e che tutto ciò avvenisse a fatica. Invece è stata un’esperienza incredibile, questi ragazzi oltre ad essere eccezionali musicisti, accompagnandomi e uniformandosi loro a me, sono anche persone straordinarie”

Per nulla pesante, cosa che ci si aspetterebbe abbastanza facilmente su un documentario basato su un’orchestra di musica classica, l’opera di Bozzolini è divertente, reale ed unica. Un’esperienza meravigliosa che va sponsorizzata non solo per l’elevato livello culturale ma anche per percepire realmente ciò che significa musica classica.

 

 

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"Io ci vedo...un rinoceronte!"