La Mamma è al Cinema: l’immortalità del film

INIZIA UFFICIALMENTE IL VIAGGIO DI YLENIA POLITANO ALLA SCOPERTA DEI TALENTI MADE IN ITALY DAL…SUO PUNTO DI VISTA 

Il film sono qualcosa che ha a che fare con l’immortalità. Restano. Passano di fronte a miliardi di occhi, sfiorano cuori e animi, in maniera trasversale e non prevedibile. Per questo ho interpellato qualche protagonista del nostro cinema, per chiedergli se, in qualche modo, facendo un immenso sforzo, potessero dirmi quale film è entrato così in contatto con la loro emotività, da pensare “mio figlio, mio nipote, quel bambino cui tengo molto, da grande, o ora, o quando vuole, non può perdere questa esperienza, deve, deve vederlo”. Perché il cinema è anche questo, un passaggio, un dialogo tra generazioni, un pezzo di vita che attraversa persone lontane per cultura, età, immaginario.

È un gioco. Chi ama il cinema non può, non riesce a scegliere un solo film, un solo autore. Questo lo so bene. Ma i più hanno risposto d’istinto, sull’onda di qualcosa che, evidentemente, gli è rimasto nel cuore.

 

Silvio Maselli, direttore di Apulia Film Commission e nuovo Segretario Generale di Anica, mi racconta: “C’era una volta in America” è il mio più bel film. Mi sono sempre chiesto perché e non trovo giustificazioni migliori di una lista che potrebbe essere lunga intere pagine. Perché è un film interpretato in modo magnifico da alcuni attori all’apice della propria carriera giovanile come Robert De Niro, James Woods ed Elizabeth Mc Govern e perché è l’ultimo film girato da uno dei più straordinari registi italiani, Sergio Leone, capace di realizzare cinema internazionale e di reinventare una tradizione di genere con il western. Ma “Once upon a time in America” non è un western, anche se è un film il cui protagonista è il tempo. Si, lo scorrere del tempo e l’effetto che questo produce nelle persone che si muovono sulla tavolozza incantata della storia.

E, soprattutto, il mio film preferito racconta la storia di un’amicizia formidabile. Ogni volta che lo rivedo, incantato dallo scoprire nuovi particolari di regia e nuovi dettagli di messa in scena, capisco quanto sia lacerante l’amore per una donna e quanto selvaggio possa essere scoprire le differenze con il tuo amico di avventure, con coloro che hanno condiviso con te la vita sin dall’infanzia.Se volete commuovervi, trasportati in una dimensione infinita dalla musica di Ennio Morricone e volete capire che cosa c’è oltre il sogno o la percezione alterata dall’oppio, non dovrete far altro che dedicarvi quattro specialissime ore. Non le dimenticherete mai più e, quando i vecchi amici vi chiederanno dove siete stati in tutti questi anni, vi capiterà di rispondere: sono andato a letto presto.”

Guido Lombardi, regista (già Leoncino d’Oro a Venezia con La Bas, Educazione criminale, e quest’anno in concorso al Festival del Cinema di Roma con Take Five) dice : “non credo esista un film che “non puoi non vedere”. Sono talmente tanti e talmente diversi che mi sembrerebbe di fare un torto a troppi autori nello sceglierne uno solo. Posso dirti invece il film che mi piacerebbe aver fatto, e quello da qualche anno a questa parte é C’era una volta in America. Ma mi sarebbe piaciuto stare sul set anche come runner”

Anche Raffaele Verzillo (regista, al Festival del Cinema di Roma con un documentario su Masismo Troisi, Massimo, il mio cinema secondo me) è tra gli innamorati di questo capolavoro. “Il film che assolutamente vorrei che vedessero tutti coloro a cui voglio bene è C’era una volta in America di Leone per la grandezza che esprime nel raccontare l’ amore inteso come ” motore della vita” e poi Miracolo a Milano di De Sica perchè possano capire che cosa vuol dire la parola Cinema.

Gabriele Muccino, da Los Angeles, mi scrive:
“Umberto D. È un capolavoro sulla precarietà dell’Italia subito dopo la guerra, un’Italia che oggi nessuno ricorda più anche se chi l’ha vissuta sono i genitori di chi oggi ha circa quarant’anni e i nonni di chi oggi ne ha circa 15. E’ un grandissimo film di Vittorio De Sica, che insieme ad altri due, tre registi ancora mentre i nazisti erano a Roma decisero di raccontare con i film l’Italia che stavano vivendo. Umberto D è un film straordinario sull’Italia impoverita da una guerra terribile, la storia di un uomo anziano, povero ma col profondo senso di dignità e soprattutto un inno alla vita, a continuare a vivere anche quando ci sentiamo disperati. A non mollare mai. Nonostante tutto”.

Anche Laura Muccino, casting director, ha il film della sua vita, che con ogni probabilità consiglierà alla sua adorata figlia Anna, tra qualche anno. “Senza alcuna esitazione ti dico :”I ponti di Madison County”. Perché è un film che racconta l’amore, tutte le sfaccettature dell’amore che una donna, moglie, madre, prova nel corso della sua vita, con le contraddizioni, le sofferenze, le gioie e i sacrifici che spesso rimangono intimi e non espressi. Un film che racconta la scoperta di un’intimità isospettabile fra due estranei, quasi fosse preeesistente al loro incontro. Con due attori che sanno raccontare la vita con una generosità ed una partecipazione rara”.

Nicola Giuliano (Indigo Film, produttore di Paolo Sorrentino ma anche di molte altre pellicole di successo e della web serie Una mamma imperfetta di Ivan Cotroneo), non ha dubbi: “Il film per me è Il Padrino. Perché? Perché ogni volta che lo vedo chiedo a Sonny Corleone di non salire su quella macchina”.

Michele Placido, regista e attore, ora impegnato nelle prove de Lo Zio Vanja di Cechov a teatro insieme a Sergio Rubini con la regia di Marco Bellocchio, cita il grande Pietro Germi di Divorzio all’italiana. “Un momento di grande cinema all’italiana: l’indimenticabile scena di Mastroianni, mentre sogna ad occhi aperti di far fuori la moglie nei modi più assurdi possibili, e anche perchè: “La vita comincia a quarant’anni. È proprio vero.” (Ferdinando Cefalù).
Federica Vincenti, attrice ma anche giovane ed impegnata produttrice cinematografica e teatrale ha nel cuore Alberto Sordi, in “Io so che tu sai che io so” , di cui fu anche regista.

“Alberto Sordi e Monica Vitti: una coppia di attori che, a mio avviso, più di ogni altra ci ha rappresentati nel mondo. Sarà poi una commedia amara? Al di là delle definizioni, rivederli mentre mangiano spaghetti al pomodoro, allegri e ubriachi dopo le tragedie familiari passate, mi riempie il cuore”.
Ivano De Matteo, regista (Gli equilibristi, ed ora sul set del suo nuovo film), mi dice che a suo figlio dirà di non perdere L’attimo fuggente “per capire che la cultura è fantasia e libertà, che bisogna perseguire i propri desideri, essere fedeli a ciò in cui si crede, non aver paura di emozionarsi…l’esaltazione della gioventù, ma vissuta in maniera piena.

Saverio Di Biagio, regista (Qualche nuvola) mi racconta che il film è “Capitani coraggiosi” (1937 di Victor Fleming), una storia di formazione epica, ben girata, ottimamente interpretata e diretta da uno dei più grandi registi, lo si capisce fin dalla semplice e fantasiosa sequenza dei titoli di testa. Dello spirito americano Fleming mostra solo il meglio e lo fa con grande classe. Immenso Specer Tracy. Mio figlio Leone ha 4 anni, lo ha già avuto davanti agli occhi, ma glielo riproporrò tra qualche anno”.

Paolo Zucca, regista de L’arbitro (che ha riscosso grande successo alle Giornate degli Autori al Festival di Venezia 2013) ha un ricordo legato alla sua giovinezza. “Il film è Amadeus di Milos Forman. Perché mia mamma mi costrinse con la forza ad andare al cinema a vederlo. Quel giorno non ne avevo voglia, volevo fare altro ma fui costretto. Per fortuna, perché il film mi colpì moltissimo e mi è rimasto dentro per anni anche senza averlo rivisto.  Prima o poi vorrei fare anche io un film sul sentimento dell’invidia, ma non mi sento ancora pronto.

Nicolas Vaporidis, attore e produttore (ha coprodotto ed interpretato Il Futuro con Rutger Hauer) racconta:” Il mio film della vita, quello che consiglierei a tutti è ” La vita è meravigliosa” di Frank Capra. È una medicina contro la depressione e un inno alla vita”

Francesca Inaudi, attrice, attinge al suo nucleo affettivo:”Frankenstein junior (Mel Brooks, 1974). Non mi ha cambiato la vita, non è uno di quei film che lo fa. Ma vederlo la prima volta attraverso gli occhi di un bambino, nel mio caso mio fratello, è come essere catapultati di colpo nel paese delle meraviglie. Le risate che sgorgano come acqua nelle paure infantili che si trasformano in gioco, scherzo e poesia. Il mostro che si fa clown e tenerezza. Per me una emozione impagabile, come vederlo per la prima volta, con uno stupore diverso. Più puro. Chiunque abbia un bambino dovrebbe godere e approfittare di questa possibilità”.

Mario Sesti, uno dei nostri critici più illuminati, appassionati e fine documentarista, curatore della sezione CineMaxxi al Festival del Cinema di Roma, sceglie “Ritorno al futuro”: “perché l’ho fatto davvero vedere a mio figlio quando era piccolo, perché parla di come sia difficile essere un figlio e diventare adulti, di come essere padre sia ancor più complicato, di come il cinema americano industriale, al suo zenith, sappia raccontare cose molto profonde e inquietanti in modo così inventivo, sperimentale, divertente e toccante. Quando è diventato grande, mio figlio, con i primissimi guadagni, la prima cosa che ha fatto è comprare la trilogia di Ritorno al futuro in bluray”. Infine Daniele Luchetti, impegnato nella promozione di Anni Felici, mi dice 8 ½ di Fellini, senza spiegare il perché, ma ce n’è bisogno? L’attore Giuseppe Zeno sceglie Angeli con la pistola (Frank Capra, 1961).

E poi, visto che mi costringe a vedere i film la notte perché è l’unico momento che i tre tiranni sono assopiti nel sonno, ho chiesto anche ad Alessio Di Clemente (nel cast de L’arbitro con Stefano Accorsi), che mi dice: “a tutti e tre dirò di vedere almeno una volta I cospiratori di Martin Ritt. Perché è un film che parla del rispetto delle scelte della vita, del seguire la propria via, e di quanto il tradimento del rispetto di se stessi e degli altri condanni l’uomo alla perdita della bellezza”.

 

Vorrei concludere con le parole della grande, unica, inimitabile Lina Wertmuller:
“Non posso. Non posso scegliere. Non tanto per la scelta, ma per la difficoltà ad escludere mille film che ho amato immensamente. Sono sempre stata e resto onnivora. Guardo cosi tanti film, ne amo così tanti, da Hitchcock a Fellini, che non posso scegliere. Siate onnivori”.

 

Ed è così per tutti coloro che amano e vivono di cinema. Eppure, d’istinto, un titolo viene fuori. Poi magari domani sarà un altro film. Ma ognuno di noi, ha nel cuore una scena, una battuta, un’inquadratura, una musica, magari anche solo dei titoli di testa. E’ la magia, la grande magia del cinema. Devo confidare una cosa: per iniziare il lavoro alla rubrica La mamma è al cinema, mi sono fatta un regalo. In piena linea editoriale con Film4life, che promuove i nuovi talenti. Quattro giovani imprenditori italiani hanno inventato un servizio nuovo, un business intelligente.

Si tratta di www.daybreakhotels.com

Vendere delle stanze ed altri servizi degli alberghi più belli del Paese a metà prezzo, perché ad uso diurno (dalle 1O.OO alle 18.OO). Quindi eccomi qui, in una “stanza tutta per me”.

I malintenzionati penseranno immediatamente a coppie clandestine (ma non è solo per loro), in realtà una grande fetta di mercato è costituita da uomini d’affari che vogliono organizzare riunioni o rinfrescarsi durante uno stop-over, da turisti in viaggio con aerei che ripartono dopo molte ore, da squadre sportive in trasferta in giornata o semplicemente da mamme e papà che lontano dai loro pargoli molesti vogliono trovare un angolo di relax o festeggiare una ricorrenza speciale. O da giornaliste mamme che se devono scrivere si devono chiudere in bagno, perché si sa, appena la mamma si siede di fronte al pc, qualcosa, un irrefrenabile istinto spinge i pargoli a chiedere qualsiasi tipo di intervento materno.

Quindi, questi quattro giovani imprenditori italiani hanno pensato all’hotel day use, un nuovo modo di usare una camera di albergo, anche nella città in cui vivi. Lo consiglio anche a sceneggiatrici, registe, creative, mamme imperfette ed indaffarate, oggi c’è un posto per chi come noi “lavora da casa”. Perché ogni tanto non approfittare e prenotarsi anche un buon servizio spa?! Unico consiglio: scegliete un hotel non troppo vicino a casa, baby sitter e nonni o padri non devono essere in alcun modo tentati a chiamarvi se uno dei piccoli ha ingoiato una briciola trovata sotto il divano o messo nel forno cicciobello.

 

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Ylenia Politano, giornalista, si occupa da diversi anni di cultura, lifestyle e cinema. Mamma di tre creature e moglie di un attore, tra un asilo, uno scuolabus, una piscina e feste con 20 bambini di età compresa tra 1 e 9 anni, torna al suo primo amore, il cinema. Interviste, recensioni, riflessioni. Grandi maestri e nuovi talenti. Incursioni qua e là. Set, anteprime, backstage. Quando la mamma non c’è…”la mamma è al cinema!”