LA VICENDA DI QUATTRO DONNE LEGATE DAL DESTINO
GENERE: drammatico
DURATA: 94′
VOTO: 3 su 5
Quattro donne e un simile destino, tutte con delle figure maschili dominanti nelle loro vite che le fanno soffrire ma che non riescono ad allontanare. Un mondo chiuso e difficile da rinnovare, quello dell’Iran, che viene esplorato attraverso le pene d’amore e l’impossibilità dell’azione, esplicitato in tutta la sua ristrettezza di vedute nei dialoghi che sottolineano come la società guarda e ascolta ancora con criticità ciò che succede al ‘vicino’. Acrid, opera prima dell’iraniano Kiarash Asadizadeh, è un racconto circolare narrato con uno sguardo indiscreto negli affari personali del mondo femminile.
Solheila e Jalal sono una coppia adulta nella quale regna la distanza e il silenzio. Nessun contatto tra loro, neanche visivo, e poche parole. Un giorno però, la ragazza che lavora nello studio ginecologico dell’uomo e con la quale tradisce la moglie si licenzia, ed arriva Azar. Anche lei ha un matrimonio alla deriva, con due bambini a carico. Il marito non ne vuole sapere di andarsene di casa, se non fosse che un giorno lo sente parlare al telefono con una donna, che capisce essere la sua amante. Simim è molto diversa da Azar. E’ una brillante insegnante di fisica, è una donna emancipata che vive sola. Nel suo corso, Mahsa, ultima e più giovane tra le protagoniste, che messo un punto alla storia con il ragazzo sbagliato, torna a casa dai suoi genitori: Solheila e Jalal.
Un cerchio triste, un racconto di solitudine e lontananza senza via d’uscita. Il mondo maschile viene mostrato come meschino, bugiardo, traditore, violento ed insensibile. Nessuno degli uomini che nel film viene anche solo nominato ne esce sano o almeno pulito. E tutti i portatori di sofferenza incarnano uno dei motivi per cui le coppie, al giorno d’oggi, scoppiano. Non vi è nessuna sicurezza nel rapporto, non vi è certezza nel matrimonio, non è affatto scontata l’esclusività di una storia. Ognuno di noi è profondamente solo. Questo il mondo che mostra Acrid, che tocca anche l’inevitabile tema della violenza domestica.
Una buona regia supporta il film, che però non riesce a colmare le debolezze della sceneggiatura, che richiedeva più profondità e analisi dei personaggi. Sicuramente però è un’opera interessante, speriamo la prima di una serie.