Roma Film Fest: i politici strumentalizzano “una ferita italiana”

“TORTORA, UNA FERITA ITALIANA” FUORI DALLA KERMESSE ED È SUBITO POLEMICA

Ambrogio Crespi è stato in carcere per 200 giorni con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nessuna condanna: mentre fuori dalle sbarre che lo dividevano dalla vitA accuse e smentite, fatte dalle stesse persone che l’avevano accusato, lui coltivava l’orto e agognava una libertà in attesa di un processo di primo grado.

Oltre ad essere tra i protagonisti della cronaca della scorsa primavera, però, Crespi è anche un cineasta e, in particolare, il regista di Tortora, una ferita italiana, documentario sul famigerato caso che coinvolse il famoso presentatore televisivo inizialmente selezionato per il Roma Film Fest e poi lasciato fuori dalla commissione e dal direttore Marco Muller.

Giudizi critici, positivi o meno, sul film di Crespi non si è in grado ancora di darne, e non  sarà possibile farlo neanche durante quel Festival che l’aveva prima accolto e poi respinto.

L’esclusione di questa pellicola ha fatto storcere il naso anche alla politica che, per una volta, si è unita nello sdegno capitanata dall’ex senatrice e compagna del presentatore Francesca Scopelliti, ha gridato allo scandalo e ha accusato la Rai di voler ancora tacere sul famoso, e scandaloso, caso di malagiustizia accaduto un quarto di secolo fa.

In tutta questa bagarre (dove si salvano solo le motivazione della Scoppelliti) i colori delle bandiere politiche si sono unite anche in una nota congiunta dei presidenti delle commissioni Cultura di Camera e Senato, Giancarlo Galan (Pdl) ed Andrea Marcucci (Pd) dove si legge “A 25 anni dalla morte, il caso di Enzo Tortora merita di essere raccontato. Per questo chiediamo al direttore del Festival di Roma Marco Muller di organizzare una proiezione speciale del documentario di Ambrogio Crespi, all’interno della rassegna”.

È divertente vedere come i politici scalpitino per un posto in prima fila, oltre che nei talk show, anche per altri futili cause che passano sotto i riflettori senza pensare che la scelta di uno dei direttori più stimati al mondo possa essere legittima e senza pensare che la stessa Rai ha prodotto una fiction sul caso Tortora andata in onda un anno fa.

Non c’è Festival senza polemiche e quando si tratta di Marco Muller queste da sempre hanno terreno fertile. Non sarà né la prima nell’ultima volta che il dito verrà puntato contro la kermesse romana arrivata con fatica al suo ottavo anno e che, nonostante i sabotaggi economici e politici, porterà nella capitale star internazionali e ha venduto, nei primi tre giorni di prevendita, oltre diecimila biglietti. Muller 1, Sabotatori 0.

S.M.

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