Royal Affair: Recensione Film

TRA STORIA E SENTIMENTI IL RITRATTO DI UN RE E DELL’INFLUENZA CULTURALE DELL’ILLUMINISMO IN DANIMARCA

locandina royal affairGENERE: storico

DATA DI USCITA: 29 agosto

VOTO: 3 su 5

DURATA: 137 minuti

In un momento in cui il cinema è orfano di nuove idee, prendere spunto dalla storia del Vecchio Continente, per portare sul grande schermo qualcosa d’interessante per il pubblico, potrebbe essere un escamotage vincente. Il cineasta Nicolaj Arcel con Royal affair usa la storia di Christian VII di Danimarca per il suo ultimo lavoro.

La figura dell’uomo diventato Re a soli 17 anni per poi sposare la cugina principessa Caroline Matilda sorella del Re d’Inghilterra, è una delle più interessanti della storia del XVIII secolo in Europa: instabile mentalmente Christian vive il suo matrimonio in una promiscuità che esclude la moglie dai rapporti sessuali al di fuori di quelli dovuti per la procreazione di un erede. Caroline Matilda inizia così una relazione con Johan Friedrich Struensee il dottore tedesco, medico personale del Re, convinto sostenitore delle idee illuministe che riesce a instillare le sue convinzioni nella fragile personalità di Christian VII, il quale tenta di imporle ai suoi ministri sempre meno propensi a eseguire i suoi ordini.

La storia del sovrano di Danimarca, che regnò a partire dal 1766, ha tutte le carte in regola per essere un’ottima sceneggiatura per il grande schermo e Arcel riesce perfettamente a trasporre la vicenda personale dell’uomo (grazie anche alle buone interpretazioni di Mikel Folsgaard e Mads Mikkelsen che nei panni di Struensee è il vero protagonista del lungometraggio)  puntando molto sul triangolo amoroso tra lui, la moglie e Struensee senza però tralasciare una spettacolarità che i film in costume hanno il dovere di mantenere e un contorno storico verosimile e interessante.

Con una maestria registica notevole il cineasta mostra il modo in cui le idee illuministe sono penetrate in un contesto diverso da quello francese, ben più noto. Qui siamo davanti a una Corte forte dell’instabilità mentale del suo Re, che di fronte al cambiamento di rotta, per l’epoca incomprensibile e insopportabile per chi deteneva il potere, reagisce contrastandolo, e a un uomo di scienza che con acutezza riesce a dar voce a delle idee che sono dalla parte di una nuova società che intende anche migliorare le condizioni del suo popolo.

La fine dell’antico regime è qui osservata da un paese nordico che diventa simbolo di un cambiamento, dell’inizio della fine di un potere assoluto durato secoli, che avviene con modalità non dissimili da quelle proprie dell’odierna politica: le nuove iniziative incontrano ostacoli e difficoltà crescenti a differenza dei piani di conservazione dei privilegi della casta politica.

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