Titeuf: recensione film

L’ADATTAMENTO DEL FUMETTO SVIZZERO REALIZZATO DAL SUO STESSO AUTORE ZEP SPROFONDA

GENERE: Animazione

USCITA: 25 luglio 2013

Per chi non lo conoscesse, Titeuf è uno dei personaggi a fumetti più apprezzati dai francesi, conosciuto dai più piccoli quasi quanto Asterix. Dunque un adattamento per il grande schermo, almeno da quelle parti, lo si attendeva da tempo: è stato il suo stesso creatore Philippe Chappuis in arte Zep a prendersi la briga del compito, per evitare eventuali tradimenti rispetto alla pagina scritta.

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Titeuf è un ragazzino tra gli otto e i dieci anni che vive molti dei disagi dei suoi coetanei con un senso dell’umorismo e un’immaginazione ‘fuori dal comune’. Quando i suoi genitori si separano, sarà il momento per il giovane protagonista di una maturazione improvvisa che lo porterà anche al confronto diretto con l’altro sesso.

Bisogna dare merito a Zep di aver portato sul grande schermo una pellicola d’animazione tradizionale come non se ne vedevano da tempo, dove temi quali il primo innamoramento e il confronto con gli adulti sono all’ordine del giorno. Trattasi di tematiche di facile presa per ragazzi tra i dieci e i dodici anni che troveranno un’empatia immediata col protagonista dal caratteristico ciuffo biondo. Peccato che gli altri spettatori non proveranno lo stesso entusiasmo: trattasi infatti di un prodotto in

nocente che passa di fronte agli occhi senza risultare assolutamente incisivo, emozionante o esilarante.

Quelle che il protagonista passa nell’arco di un’ora e venti sono praticamente le stesse avventure che Bart Simpson (con un umorismo ovviamente più graffiante) vive in un episodio di venti minuti della serie d’animazione per eccellenza. Entrambi i personaggi sono scatenati, hanno un’immaginazione galoppante e sono circondati da una cerchia di amici che rappresentano sorte di stereotipi viventi di chi si vede a scuola, dal secchione al ‘malaticcio’, fino agli inevitabili bulletti e ancora il modaiolo… Purtroppo Zep non ha la stessa inventiva di Matt Groening nel ritrarre questi personaggi e per di più nell’arco della storia aggiunge delle canzoni che sembrano fatte apposta per dare l’orticaria a chi detesta i musical… ma soprattutto a chi li ama. Le risate comunque ci sono, perlopiù nei momenti in cui si da sfogo alla fantasia del protagonista, ma questi ahimé sono ridotti all’osso.

Titeuf è lontano dall’avanguardia d’animazione che si fa strada adesso nel cinema francese, con Sylvain Chomet(Appuntamento a Belleville) e Michel Ocelot (la serie di Kirikou) in prima linea. A differenza dei prodotti Dreamworks e Pixar indirizzati a un vasto pubblico di adulti e più piccoli, l’esordio di Zep sembra invece rivolto esclusivamente a questi ultimi. I loro accompagnatori inizialmente sorrideranno, ma poi lasceranno lo spazio agli sbadigli…

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