Berlinale 64 – Inbetween Worlds: recensione film (in Concorso)

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FEO ALADAG CON INBETWEEN WORLDS INTRECCIA LA GUERRA, LA FIDUCIA E L’AMICIZIA

In guerra ogni rapporto umano è imprescindibilmente flebile, effimero e quantomeno precario. L’essere umano, da sempre avvezzo al dominio, al controllo e alla conquista diventa cieco davanti al disperato urlo bisognoso di pietà, di abnegazione, di misericordia; ogni conflitto moderno è un contenitore di barbarica strumentazione politica e, come se non bastasse, un deterrente verso qualunque nemico ideologico e idealizzato, chiunque esso sia e da qualsiasi parte del globo provenga.

Il soldato Jesper è in missione in Afghanistan, lui e la sua unità d’azione devono proteggere un piccolo villaggio dalla minaccia dei Talebani. Ad affiancare il militare, aiutandolo con la lingua, c’è Tarik, un giovane del posto, timido e riservato, che si prende cura della sua giovane sorella. Il ruolo del ragazzo, alquanto delicato, è costantemente in bilico perché, inoltre, deve mediare tra le parti, tra la popolazione ed i soldati. A causa degli ordini dei suo superiori, Jesper, si trova in conflitto con la sua nobile anima e, quando la sorella di Tarik viene minacciata, dovrà prendere una delle decisioni più importanti della sua vita.

Feo Aladag dirige Inbetween Worlds, un film che intreccia due realtà opposte, due mondi che, per un motivo o per l’altro, sono uniti da un destino comune. Il mezzo che usa per accomunare le due parti, nella cornice Afghana costipata di diavoli e polvere – citando Springsteen – è l’amicizia, primordiale sentimento intriso nell’animo dell’uomo nobile e generoso. La regista, che si divide tra The Hurt Locker e Redacted, porta lo spettatore tra le unità militari in missione e gli sguardi di chi, nonostante tutto, cerca ancora quel barlume di speranza per un domani migliore, libero dall’oppressione e dal dominio. Il film mette in correlazione, per l’appunto, l’amicizia diversa di due uomini che trovano nello stesso identico posto, condividono le stesse emozioni anche se entrambi hanno, tra loro, una marcata differenza.

Inbetween  Worlds, stilisticamente intelligente e diretto con capacità, ha una messa in scena spessa e tangibile, esplora le affinità, il senso di fiducia e l’ideale personale e intimo che ogni individuo possiede in se, tutto ciò messo in correlazione con la continua lotta per la sopravvivenza che, molto spesso, spinge ad oltrepassare qualunque dignità umana.

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