Berlinale 64: quel bluff di LaBeouf

IN UNA BERLINALE PACATA SHIA LEBEOUF SI SCATENA E DA IL PEGGIO DEI SE

La Berlinale 64 è giunta al suo epilogo e, arrivati alla fine, non c’è più alcun dubbio riguardo al fatto che è stato Nymphomaniac il vero evento della kermesse e non solo per la grossa attesa e per la sorpresa, per molti, di non trovarsi innanzi a un mero lungometraggio di matrice erotica ma bensì a un capolavoro che unisce introspezione, metafora, cultura e una regia eccezionale che si palesa sin dai primi minuti attraverso un toccante ed eccezionale piano sequenza.

Ma un Festival, si sa, è anche glaumur, gossip e curiosità sui suoi protagonisti che, in questo caso, hanno girato tutte attorno a due dei personaggi legati al lungometraggio presentato fuori concorso.

Prima di tutto va sottolineata la presenza inaspettata del cineasta Lars Von Trier al Festival. Il cineasta pur non avendo partecipato all’incontro con la stampa ha fatto sentire bene la sua voce presentandosi con una maglietta dove spiccava l’inconfondibile simbolo del Festival di Cannes con sotto la scritta persona non grata. Officiel selection” ovvia, e ennesima, risposta del regista alla polemica nata in quel della Croisette nel 2011 anno in cui, durante la presentazione al Festival francese di Melancholia, Von Trier ha asserito di comprendere, seppur denunciandola, la follia di Hitler. Da allora l’eccentrico cineasta è stato bandito dalla più importante passerella cinematografica del mondo e coglie ogni occasione per denunciare, a suo modo, quella che è stata una decisione alquanto futile, qualunquista e inutilmente buonista.

Ma la vera, e meno intelligente, antistar della Berlinale è stata Shia LaBeouf il quale, reduce da numerose polemiche, si è presentato in conferenza vestito come un clochard per poi alzarsi e andarsene alla prima domanda (ovviamente legata al sesso) giustificando il suo gesto con un’insensata frase  rubata a Eric Cantona: i gabbiani seguono il peschereccio perché pensano che delle sardine verranno gettate nel mare.

Le polemiche che hanno perseguitato a ragione l’atto-regista riguardano ben due plagi nei confronti di Daniel Glowes e dei suoi fumetto Justin M. Damiano e David Boring. L’attore, in seguito alle accuse, si è ripetutamente scusato sul suo profilo Twitter. Peccato però che le stesse scuse si siano rivelate dei plagi.

Questa storia, andata avanti mesi, invece di riportare l’attore nei ranghi della consona modestia, ha scatenato ulteriormente la Star che proprio pochi giorni prima della sua fugace e ineducata apparizione innanzi alla stampa della Berlinale ha twittato ripetutamente la frase I’m not famous anymore ammissione che si è messo letteralmente in testa indossando una busta di cartone appositamente creata  per varcare il red carpet del Festival di Berlino.

Se da una parte l’egocentrismo insensato del bravo attore ha quantomeno tirato su le sorti gossippare di un Festival noiosetto, dall’altra quel one man show di Labeouf ha sottolineato la sua indole insana a voler apparire niente di più che un grande, insanabile, bluff.

Sandra Martone 

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