Johnny Depp, l’attore senza maschera

DA BAD BOY A PADRE DI FAMIGLIA, NONCHÉ INDIANO NELLE VENE E PIRATA NELL’ANIMO: LA VITA E IL CINEMA DI JOHNNY DEPP

Nelle sue vene scorre il sangue indiano dei cherokee, ha iniziato a fumare a dodici anni e a quattordici aveva già provato ogni tipo di droga, come ha esplicitamente detto, sottolinenando la sua profonda quanto sincera personalità; è un’icona con la sua aria bohemien, con il Borsalino stropicciato e i suoi occhiali Moscot sempre sul naso, Winona Forever l’ha fatto diventare Wino, così, tanto per chiarire che gli errori, se non si posso cancellare, si correggono. Suona la chitarra e fa impazzire le donne; è il figlioccio di uno dei registi più visionari di sempre e, molto spesso, resta nell’ombra, lontano dalla mondanità, scegliendo le contropartite e le amicizie di spessore; recita con le maschere di chi, forse, ha paura di mostrare il suo vero aspetto; è stato applaudito da Marlon Brando e ha organizzato il funerale ad Hunter S. Thompson. John Christopher Depp II, nato in una piccola città del Kentucky, voleva fare il musicista ma, su consiglio di un tizio chiamato Nicolas Cage, si è trovato cosparso di sangue in una scena cult di Nightmare – dal profondo della notte, e, proprio qui, nasceva l’attore, qui (ri)nasceva Johnny Depp.

A più di cinquant’anni e un fascino da far invidia, Johnny Depp ha nel suo archivio una storia personale e professionale talmente lunga, complicata e latentemente scellerata che ci si potrebbe scrivere un romanzo; da bad boy a uomo che sceglie i ruoli in base al gusto dei suoi figli, da attore borderline a mito pop e contemporaneo. Nel 1993 restò scottato dalla morte del suo amico River Phoenix, proprio davanti il suo locale, vittima di un’overdose, e quindi, Depp, cambio registro, chiuse con con lo sballo e si dedicò anima e corpo ad un cinema anticonformista, autoriale e differente dalla made in Hollywood che caratterizzava gli inizi dei plasticosi anni ’90. La critica lo esaltò da subito, in corsa per i Golden Globe per la sua parte in Benny & Joon, lodi anche per il profondo, intimo e delicato ruolo in Buon compleanno Mr. Grape, al fianco di un Leo DiCaprio ancora ragazzino ma già attore con la A maiuscola.

johnny-depp-edward-La vera scoperta di Johnny Depp, però, risale a qualche anno prima, nel 1993. Un certo Tim Burton dopo il fantasmagorico successo di Batman scrisse e girò il romantico, incantato, cupo Edward Mani di Forbice, un film che si può dire essere un affresco sulla società moderna, stilizzata e finta, gretta nonostante il progresso, grigia all’interno di case pittate dai colori pastello. Un’opera cult, una di quelle favole che sono entrate nell’immaginario dello spettatore e che ancora oggi sono indelebilmente impresse nella memoria. Tim Burton, per Edward Mani di Forbice, scelse quindi un attore che all’epoca era ancora sconosciuto, prese Johnny Depp e gli diede il suo copione che prevedeva solo 169 parole. L’idillio scoccò, fu amore a prima vista e, proprio con Edward, Burton e Depp diedero vita ad una coppia cinematografica-professionale incredibile, divenendo quasi un marchio di fabbrica. Uno è l’estensione dell’altro, le storie di Tim Burton sembrano cucite addosso a Johnny Depp e, infatti, sono ben sette i film girati assieme. Dopo Edward Mani di Forbice si prosegue infatti con il bellissimo Ed Wood nel 1994, il migliore dei due e, forse, il migliore di tutta la carriera di Johnny Depp. Il film è la bio astrusa, colorata (nonostante sia girato in un fantastico bianco e nero) e giocosa proprio di Ed Wood, considerato da tutti come il peggior regista di sempre. E poi le loro storie continuano, proseguono a cavallo tra i ’90 e i ’00, nel pieno della carriera dell’attore: arrivano Il Mistero di Sleepy Hollow, l’amatissimo La Fabbrica di Cioccolata e lo straordinario, stupefacente Sweeney Todd, in cui Depp si cimenta per la prima volta in un musical e toccando un altro apice della sua carriera. Poi gli ultimi due della coppia Depp-Burton, probabilmente quelli riusciti a metà, velatamente contestati e poco apprezzati dalla critica: prima Alice in Wonderland e poi Dark Shadows. Qui, Depp, sottolinea una sua peculiarità: la maschera, recitare indossando letteralmente le sembianze, molte volte bislacche, di qualcun altro.

Chi pensa che la ”passione” di Johnny Depp per le maschere nasca con Jack Sparrow (ne parleremo tra poco) si sbaglia. Il suo primo ruolo camuffato nell’età matura, senza considerare Edward, risale a Paura e Delirio a Las Vegas di Terry Gilliam. Il film, apprezzato sempre per metà, vede l’attore impersonare il suo mentore, il giornalista Hunter S. Thompson, in quello che è un on the road a base di mescalina, etere e sballo. Poi, per l’appunto, arriva la svolta definitiva nel 2003; la Disney era restia, visto il suo passato, per così dire, turbolento ma, se non ci fosse stato lui, forse oggi i pirati sarebbero ancora coperti di polvere. Gore Verbinski gira I Pirati dei Caraibi: la Maledizione della Prima Luna.

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Johnny Depp diventa Jack Sparrow, Jack Sparrow diventa Johnny Depp. Il mito, trasandato, sporco, ciondolante, inzuppato di salsedine e abbagliato dal sole caraibico, riempito di rum e arguto come pochi. Il successo della pellicola è incredibile tanto da spingere la Disney a produrre due sequel, La Maledizione del Forziere Fantasma e Ai Confini del Mondo, sempre diretti da Verbinski, più un quarto film – ed è in produzione il quinto – diretto da Rob Marshall, Oltre i Confini del mare. Quest’ultimo non riuscito come i precedenti ma ancora una volta campione d’incassi e, c’è da essere sicuri, proprio grazie a Jack Sparrow che, negli anni, è diventata l’appendice perfetta di Johnny Depp.

Le maschere, però, sono per Depp anche un tallone d’Achille. La critica infatti ha storto il naso con l’ennesimo e recentissimo trucco in The Lone Ranger. Il film, della Disney, ha incassato pochissimo, con un tonfo di cui ancora si avverte l’eco. Gli viene analizzato il suo essersi focalizzato su determinati ruoli, dimenticando un po’ quelli che sono i suoi tratti interpretativi peculiari, di attore capace, analitico e che sapeva alternare i ruoli più disparati e impegnativi. Basti pensare a film come Donnie Brasco, Nemico Pubblico, Blow, La Vera Storia di Jack lo Squartatore, il criptico quanto affascinante Dead Man oppure la sua bravura in Il Coraggioso (primo e unico film da regista, tra l’altro) al fianco di Marlon Brando; scordando però sceneggiature come La Moglie dell’astronauta, The Rum Diary e, specialmente, The Tourist. Oggi, Johnny Depp, è pronto però per un’altra sfida in Trascendence (in uscita il 17 aprile), sci-fi diretto da Wally Pfister. Per l’ex Willy Wonka questa pellicola potrebbe essere un nuovo inizio visto l’interessante ruolo che va ad incarnare, ovvero uno scienziato che si occupa di intelligenza artificiale.

Johnny Depp, quindi, malgrado le critiche dell’ultimo periodo e le sue maschere un po’ troppo abusate, resta, giustamente, una delle figure cinematografiche più apprezzate sia dagli addetti ai lavori – reputandolo un grandissimo professionista – che dagli innumerevoli fans che restano ammaliati dalla sua camaleontica verve e dalla sua affascinante figura. Ovviamente, come già detto, in tutte le carriere che si rispettino i flop e i passi falsi ci sono e sempre ci saranno, soprattutto dopo un lungo, lunghissimo periodo di fasti. Però la grande forza di Depp, per l’appunto, sta proprio nel pubblico che lo ama incondizionatamente, essendo stato capace di tradurre cinematograficamente i sogni enigmatici di moltissime persone, dando vita a personaggi che, nonostante le loro complessità, ambiguità e debolezze, sono diventati immortali in un mondo che dimentica sempre tutto troppo in fretta.

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