Storia di una ladra di libri: il rogo del sapere non è solo al cinema

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BRUCIARE LA CULTURA SI PUÒ FARE, IL PASSATO INSEGNA E IL FUTURO NE COGLIE I FRUTTI. DALLA CHIESA AL REGIME FINO AD ARRIVARE AL CAMINETTO DI CASA PROPRIA

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Dei primi di febbraio è la notizia, subito circolata sul web, del rogo privato fatto da Francesco Neri, esponente di un noto partito politico, con un libro di Corrado Augias. Pare che l’autore in una trasmissione televisiva abbia detto, prima che venisse compiuto il gesto, che il movimento politico in questione fosse a rischio fascismo. Alla provocazione si è deciso di rispondere dando veridicità alle insinuazioni dello scrittore, ”pugno duro alle illazioni” potrebbe essere il motto. In un caminetto il piromane culturale accese quindi un bel focolare che non arde certo di cultura. Gesto questo decisamente obsoleto, si regredisce di anni, torniamo ai libri proibiti bruciati dalla chiesa, alla censura fascista o di qualsiasi altro regime dittatoriale, alla cultura imposta dall’alto e alla pratica così terribile della biblioclastia. Possibile che tale atteggiamento sia ancora in voga nel ventunesimo secolo?

Domanda alquanto retorica pare. Bruciare un libro non vuol dire solo bruciare il sapere che in esso è racchiuso, ma distruggere quello che il suo autore vuole dire in quelle pagine, un modo per farlo tacere non permettendo ai più di ascoltarlo. Non è mai stata una questione di gusti, insomma non è che uno prende un libro di Moccia e ne fa un falò solo perché la storia è contro ogni dettame letteraturiale. I libri, da che mondo e mondo, si bruciano perché scomodi, rivoluzionari, compromettenti e poco consoni ai costumi che il potere decide di esibire. Le vittime, che la storia annovera tra i grandi nomi, non sono solo gli autori ma tutti quei poveri lettori accaniti che amano far scorrere sulle pagine i propri occhi. Meno cultura più polli, più polli più potere. Frase che esemplifica non solo la società dei nostri padri ma la cara situazione odierna. Colpire la cultura è il segno che anche i potenti non sono poi così scemi. Ecco allora, e lo avevano capito già nel 200, che per avere il controllo bisogna tagliare tutti gli strumenti che permettono all’uomo di non essere un pollo in batteria ma un essere più elevato ( sia chiaro che per alcune situazioni intellettuali non può nulla nemmeno la lettura di un libro). Che poi fa davvero tristezza vedere quelle fiamme che piano piano riducono la carta in cenere, un atto talmente doloroso che dovrebbe essere proibito anche per uso personale e, per l’appunto, la cronaca docet (ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale!).

Di pochi giorni fa, 27 marzo per la precisione, è uscito in sala ill film Storia di una ladra di Libri, pellicola ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale quando era pratica comune bruciare, e purtroppo non solo i libri. La protagonista della pellicola è una bambina che per sopravvivere sceglie la lettura, perché i libri spesso ci salvano, i libri ci conoscono come nessuno e ci prestano quelle parole che a volte nella vita non troviamo. Per quanta sia la cenere, per quante le macerie del potere e gli strappi alla cultura i libri resteranno vivi. Un giorno il sapere brucerà gli stolti, finale apocalittico e forse un po’ troppo da film d’azione ma oggi, nel modo tecnologico e fintamente civilizzato, il rogo di libri sembra una pratica davvero priva di contenuto e talmente stupida da destare scalpore. Le rivoluzioni sono state fatte signori a noi non resta che leggere, con attenzione!

A. B.

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