Pane e burlesque: recensione film

PANE E BURLESQUE, IL LATO FEMMINILE DI UN’ITALIA IN CRISI

Pane e burlesqueGENERE: commedia

DATA DI USCITA: 29 maggio

DURATA: 86’

VOTO: 2,5 su 5

Crisi? Nessun problema, si può tranquillamente andare avanti a Pane e burlesque e in che modo ce lo spiega con il suo primo film di finzione, dopo una serie di bei documentari, Manuela Tempesta.

In un piccolo paese pugliese chiude la fabbrica di ceramica che dava lavoro a molta gente del luogo e gli ex operai, ormai privi di speranza, buttano il loro tempo nella sezione del centro giocando al fantacalcio. Intanto anche la merceria di Vincenzo e Matilde, dove lavora anche Teresa, non se la passa affatto bene. Un giorno torna in paese Giuliana dopo 20 anni. La donna è figlia del proprietario della fabbrica ormai fallita ma anche è una famosa ballerina di burlesque e che deve vendere la sua eredità purtroppo, però, la fortuna non sorride neanche a lei che incappa in una truffa: ed ecco che la donna per svoltare la situazione, e lo stipendio, decide di mettere su un gruppo di burlesque con Matilde, Teresa e Viola, ovvero due sarte e una cameriera, che dell’erotica danza non sanno nulla ma sono pronte a spogliarsi pur di mantenere le loro famiglie.

Pane e burlesque è un vero e proprio Full Monty al femminile dove il burlesque è solo una scusa per raccontare un paese in crisi e la capacità di tirarsi su le maniche, o in questo caso la gonna, per non cedere a una realtà pronta a soffocare di debiti.

Donne che portano a casa lo stipendio e interpretate da Sabrina Impacciatore, Laura Chiatti – che in una versione macchiettistica della donna innamorata riesce a dare il meglio di sé – Michela Andreozzi e Caterina Guzzanti: un gineceo di forza e coraggio che in nome della famiglia sacrificano la propria dignità.

Il film parte in sordina e in maniera caotica tra personaggi di contorno eccessivi e gag già viste ma si riprende nel momento in cui la storia si incentra sulla volontà di ferro di un’Italia Donna che non demorde fatta di matriarche contemporanee che salvano i loro uomini dal dramma che consegue a quell’ingiustizia sociale che è la cassaintegrazione.

Nonostante l’inizio tentennante e un finale esageratamente melenso Pane e burlesque ha comunque il merito di non essere mai volgare, nonostante la tematica, e di non sfruttare, e qui si vede che anche l’occhio della regia è femminile, le beltà delle protagoniste svestite donando loro veridicità e onore. Fragile in molti punti la commedia comunque sfrutta quest’Italia in crisi per raccontare storie quotidiane, qualche sketch in meno e il risultato sarebbe stato migliore.

 

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