Principessa Mononoke: recensione film

TORNA NELLE SALE ITALIANE IL CLASSICO D’ANIMAZIONE PRINCIPESSA MONONOKE, FIRMATO DAL GIAPPONESE MIYAZAKI

locandina-principessa-mononokeGENERE: animazione, fantastico

DURATA: 135’

USCITA IN SALA: 8-15 maggio 2014

VOTO: 4 su 5

Nel Giappone del periodo Muromachi (intorno al 1400-fine 1500), il giovane principe guerriero Ashitaka difende la sua tribù del Nord da un attacco di un grosso cinghiale posseduto da una divinità malvagia. Il giovane lo uccide ma resta ferito ad un braccio e colpito da una maledizione che potrebbe portarlo alla morte. Al fine di salvarsi, Ashitaka deve lasciare il suo villaggio e partire verso Ovest dove potrebbe trovare il modo di neutralizzare la maledizione. Nel cammino s’imbatte in San, soprannominata “Principessa Mononoke”, cioè principessa Spettro, una ragazza allevata dai lupi, e in seguito viene ospitato da Lady Eboshi nel suo villaggio. Qui Ashitaka viene a conoscenza dell’odio che lega Eboshi e San, poiché la leader del villaggio vuole distruggere le foreste e l’habitat di San e i suoi amici animali per poter costruire armi da fuoco.

Hayao Miyazaki impiegò tre anni e 1400 disegni per vedere alla luce questo piccolo capolavoro animato nel 1997, ottenendo fin da subito un gran successo, tanto da ricevere il premio come miglior film all’equivalente giapponese della cerimonia degli Oscar. In Principessa Mononoke ci sono temi cari a Miyazaki: antiche civiltà che cercano di mantenere il loro stile di vita, esseri umani che cercano di sopravvivere in luoghi selvaggi, e il conflitto tra ambiente e progresso seguito dallo scontro tra uomo e animale. Usando come sfondo una classica storia disneyana – San, la ragazza allevata dai lupi fa pensare subito a Mowgli de Il Libro Della Giungla – Miyazaki riesce a creare una storia che fa riflettere sull’avanzata inesorabile del progresso e della tecnologia – rappresentata dalla brama di potere di Lady Eboshi, alla quale brillano gli occhi quando impugna un archibugio con tanto di polvere da sparo – a danno della natura, che arrivata allo stremo e al limite, si ribella.
Con Principessa Mononoke, Miyazaki ci porta attraverso la mitologia animista, dove le forze del Bene e del Male sono rappresentate dagli animali: lupi e cinghiali che si uniscono per combattere un nemico comune, l’uomo. La natura quindi non è solo oggetto, ma nel film diventa un mondo vivente che assume la forma di animali dotati di parola.

Nel suo intento, il regista giapponese non vuole solo far capire il conflitto tra natura e modernità, ma trasporta lo spettatore al suo interno grazie a personaggi ben costruiti ed eroi senza macchia: gli uomini che distruggono le foreste non sono poi così cattivi, perché cercano di farcela con le loro forze; così San e gli dei della foresta non hanno solo nobili intenti. Eppure, nonostante i conflitti tra i due mondi diversi, essi riescono a realizzare qualcosa di magico.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.