Quentin Tarantino: non cambierei nulla dei miei film

MATTATORE DELLA SERATA DI CHIUSURA DEL FESTIVAL DI CANNES, QUENTIN TARANTINO PARLA DI SPAGHETTI WESTERN, PULP FICTION E DELLA SUA OSSESSIONE PER I FILM IN 35 MM

Quentin TarantinoÈ stato lui il vero evento della giornata di chiusura del Festival di Cannes. Quentin Tarantino è arrivato sulla Croisette più in forma che mai per celebrare lo spaghetti western Per un pugno di dollari e la nascita di quello che definisce cinema d’azione di genere e per festeggiare i 20 anni di Pulp Fiction che nel 1994 vinse la Palma d’Oro alla kermesse francese.

Ironico e disponibile il regista ha anche improvvisato sul tappeto rosso il famigerato ballo sulle note di You Never Can Tell con la sua musa Uma Thurman prendendo, solo per qualche minuto, il posto che fu di John Travolta anche lui nella cittadina francese per presenziare alla proiezione in spiaggia del lungometraggio dal quale è nato il genere Pulp davanti a un pubblico adorante.

Tarantino, lei è stato a Cannes per due motivi il primo è celebrare Per un pugno di dollari

È veramente stata una cosa speciale quella proiezione, perché per me celebrare quel film e la nascita dello spaghetti western significa celebrare la nascita del “cinema d’azione di genere”: la nascita di questo film è la nascita dell’azione nel genere.

Un genere che tra l’altro ha sempre dato grande importanza alla musica e non solo come mera colonna sonora…

Parlando di Leone e dell’altro Sergio, Corbucci, sono forse gli unici due registi a concepire il film in base alla musica, un afflato quasi operistico, loro montavano il film in base alla musica. Il finale de Il buono, il brutto, il cattivo per me è il punto più alto raggiunto dal cinema, il mio favorito, il mio film preferito e deve essere stato estenuante montare quella scena. Leone ha influenzato generazioni, persino MTV, il suo film è montato attraverso la musica, come una scena onirica, ha creato un nuovo vocabolario e questa è la ragione per cui mostrare i film di Leone agli studenti di oggi.

Il secondo motivo era Pulp Fiction e il ventennale della sua Palma d’Oro: Pulp Fiction ha inaugurato una nuova era, oggi sente più pressione?

Beh grazie del complimento, francamente non so se ci sia più o meno pressione del 1994. Non è pressione che sento, so che le persone si aspettano molto da me, che hanno tante speranze per ogni mio prossimo film. Mi ricordo l’uscita di Scarface di De Palma, per me era “la settimana di Scarface”, non pensavo ad altro, parlavo solo di quello, so cosa significa. Ma oggi io devo pensare solo a fare il mio film e non pensare ad altro, la pressione la gestisco. Io infondo adoro tutti questi aspetti del mio lavoro.

Ma alla fine quanto è realmente importante per un autore vincere la Palma d’Oro?

Beh è importante per il prestigio, perché sei riconosciuto nel gruppo dei più importanti cineasti del secolo, lo considero il più grande onore che ho mai ricevuto.

Si dice in giro che lei ha una collezione di film in 35 mm? Quanti sono? Li vede spesso?

Non ho mai contato quanti film ho in 35 mm ma è vero sono una mia ossessione, ne ho tanti, anche in 16 mm, e li vedo sempre, io vedo sempre film, ogni giorno. Sai: una delle cose più belle della mia vita è che il cinema mi sta permettendo di vivere sempre da studente, come a scuola, i miei studi sono i film che vedo, e il giorno che morirò sarà il giorno della mia laurea. Un regista deve guardare tutto, esplorare, verificare, vedere i film in 35 mm è la mia situazione ideale. Spero vivamente che la futura generazione sia molto più intelligente di questa e si renda conto del patrimonio che stiamo perdendo.

Dal passato al futuro: può dirci qualcosa di più sul progetto The Hateful Eight?

Non so se farò i famosi reading che ho annunciato, non so se la leggerò pubblicamente, ora sto scrivendo di nuovo e non so cosa farò in futuro. Forse lo girerò, forse pubblicherò la sceneggiatura o forse la porterò in teatro. Chi lo sa…

Allora ritorniamo indietro nel tempo: oggi rivedendo i tuoi primi film amatoriali o Le Iene e Pulp Fiction li cambieresti? Toglieresti o aggiungeresti qualcosa vent’anni dopo?

A me piace sempre la prima versione, la cosiddetta versione originale, anche in tutti gli altri film, il film ha una versione. No, non credo che farei mai una directo’s cut dei miei film, le mie versioni definitive sono le prime. Quelle che escono nei cinema.

Mi conceda, infine, un po’ di campanilismo: le sue origini italiane hanno in qualche modo influenzato il suo cinema?

Amo il cinema italiano anni ’70 perché è stato grandioso e operistico. Forse è questo il DNA italiano che parla con me.

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