Pesaro Film Fest 50 – The Suburban Trilogy: recensione film

THE SUBURBAN TRILOGY, TRA PASSATO E PRESENTE L’ARTISTA ABIGAIL CHILD RACCONTA IL SUO NEW JERSEY TRA DONNE E IMMIGRAZIONE

Pesaro Film Fest 50Abigail Child di arte se ne intende con all’attivo 30 opere cinematografiche la cine-poetessa del New Jersey è una riconosciuta pioniera del montaggio che ha risolto moltissimi problemi derivanti dall’interazione tra suono ed immagine.

Il suo bagaglio artistico si palesa con forza nel lungometraggio The Suburban Trilogy dove la Child racconta l’adolescenza femminile nei sobborghi della sua terra e il sogno dell’immigrazione ambientando entrambe le tematiche nei tempi del dopoguerra.

La pellicola è divisa in tre parti, sviluppate in tre periodi diversi, la prima dal intitolata Cake and Steak (che è stata messa insieme attraverso un certosino lavoro di scelta e montaggio delle immagini) in cui viene sciorinata attraverso filmini di famiglia non appartenenti alla cineasta ma comunque a lei familiari, come la stessa Child ha sottolineato, la formazione femminile di quelle donne che più che essere umani sembrano essere una serie di aggettivi qualificativi generici e che fin da piccolissime non sembrano dover avere una propria personalità e di conseguenza unicità.

The Future in Behind you (2004) è invece un racconto di fantasia ispirato alla vita di due sorelle che nasce sull’archivio video di una famiglia europea degli anni ‘30. Infine, la terza e ultima parte della pellicola, Surf and Turf (2008) riporta lo spettatore nella contemporaneità raccontando la popolazione dagli occhi laici, lo stile di vita capitalistico e con un fervente credo ortodosso, che oggi vive sulle coste del New Jersey.

Se le prime due parti del lungometraggio puntano alla critica sociale dei tempi che furono, anche se in molti casi il ruolo della donna sembra essere ancora circoscritto delle volte a una manciata di aggettivi senz’anima e con caratteristiche poco qualificanti, la terza parte è invece il cinico racconto di una moderna incoerenza che passa attraverso il cinico giudizio della regista che mai, in nessuno dei tre atti di The Suburban Trilogy, evita di mettere in luce in variopinti modi il suo schietto pensiero.

Tra ironia e drammaticità Abigail Child racconta attraverso la verità di altrui vite diverse realtà a lei molto vicine unendo a doppio filo il concetto di cinema a quello istallazione dando così allo spettatore una personalissima versione a tutto tondo del concetto stesso di arte visiva.

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