The Equalizer – Il Vendicatore: recensione film

DENZEL WASHINGTON E ANTONIE FUQUA TORNANO A LAVORARE INSIEME IN THE EQUALIZER – IL VENDICATORE, UN FILM VOLUTAMENTE ECCESSIVO MA DALL’ANIMO LEALE E SINCERO

Layout 1GENERE: drammatico, azione

USCITA IN SALA: 9 ottobre

DURATA: 128’

VOTO: 3 su 5

Il giusto o lo sbagliato, prima del buono o del cattivo, sono i percorsi che si scelgono di compiere in quel cammino lastricato di scelte e consapevolezze che è la vita. Infatti ogni gesto, decisione, scelta o dubbio è sempre e comunque correlato alla personale visione del mondo, da quello che si attende e dalle esperienza passate, non sempre dimenticate, non sempre abbandonate del tutto; infatti, proprio il passato, resta legato al presente se, al centro della morale, si mette il bisogno di aiutare, spassionatamente e compassionevolmente, gli esseri indifesi per eccellenza passando, qualora ce ne fosse il bisogno, anche per la strada più complicata che si era promesso di non percorre più.

Robert McCall (Denzel Washington) è uno uomo qualunque, impiegato in un grande magazzino del ”fai da te” e frequentatore abituale di un semplice dinner dove, tra solitudine e caffè, divora i grandi classici della letteratura. Proprio in questo locale incontra la giovane prostituta russa Teri (Chloë Grace Moretz) e i due, sera dopo sera, scambiano qualche fugace parola, trovando rispettivo affetto e ascolto. Robert, durante una delle sue classiche letture al tavolo del bar, non vede arrivare Teri e, preoccupato, si reca all’ospedale dove la ragazza è stata ricoverata per pesanti percosse da parte del suo spietato protettore. Decide così di aiutarla, vendicandosi dell’accaduto e scatenando le ire dell’intera mafia russa, rivelando la sua vera natura.

Denzel Washington torna ad essere diretto da Antonie Fuqua – tredici anni dopo Training Day – in The Equalizer – Il Vendicatore, film a metà tra l’omonima serie televisiva degli anni ottanta e il libro Galveston di Nic Pizzolato.
La pellicola, volutamente eccessiva ma dall’animo leale e sincero, è divisa in due parti che vanno a rispecchiare l’evolversi (o lo scoprirsi) del protagonista; dopo una lenta introduzione la narrazione prende un’inaspettata piega, veloce, roboante, carica di violenza e quasi liberatoria, abbracciando le sensazioni di un personaggio che fa della cosa giusta non solo una missione ma una vera e propria morale, calandosi nei panni di un cavaliere in un mondo che non ha più tempo e spazio per il rispetto, con una pace che, letteralmente, ha sempre un costo. Ma, se nella finzione dell’arte cinematografica tutto può accadere, allora c’è anche spazio per quelli che continuano a restare comunque se stessi, decidendo di aiutare una dimenticata senza un motivo apparente se non quello di fare del bene arrivando, addirittura, ad estirpare il male nella propria toilette.
E alla fine l’errante antieroe di The Equalizer fa proprio questo in un film che alterna, con l’onesta di intrattenere lo spettatore, le intenzioni contrapposte di chi non vuol lasciare nessuno indietro, sacrificandosi e rompendo una promessa, all’importanza delle scelte compiute, emblematica linea che divide, per l’appunto, il giusto dallo sbagliato.

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