Roma Film Fest 2014 – Last Summer: recensione film (Prospettive Italia)

LEONARDO GUERRA SERAGNOLI DIRIGE LAST SUMMER, UN FILM CHE PROVA A RACCONTARE CON INTIMO DOLORE L’ULTIMO SGUARDO DI UNA MADRE ALLONTANATA DA SUO FIGLIO

last-summerGENERE: drammatico

DURATA: 92’

USCITA IN SALA: 30 ottobre 2014

VOTO: 4 su 5

Tra le cose più atroci al mondo, di quelle che tagliano di netto l’anima e distruggono la vita di una donna, c’è sicuramente il vedersi portar via la creatura a cui si è data la vita. Non serve più chiedere pietà, non servono le scuse né tanto meno si può tornare indietro; lo squarcio è ormai profondo, drammatico, incolmabile. E gli ultimi istanti tra gli occhi di una madre e un figlio vanno oltre qualsiasi emozione, sono un coltello nel cuore che non ha più sangue e forza di battere se non, ancora una volta, in un tempo talmente distante che sembra inarrivabile.

Una madre proprio come Naomi (Rinko Kikuchi) che ha quattro giorni di tempo sullo yacht del suocero per salutare, un’ultima volta, il figlio Ken di sei anni, prima di perderne definitivamente la custodia.

Leonardo Guerra Seragnoli parla di questo nello splendido, toccante e candido Last Summer. Un film che è un viaggio nelle sensazioni intime e riservate di una donna e del proprio figlio, nello spazio artefatto di una lussuosa barca, quando tutt’intorno c’è il mare che ondeggia come ondeggia la macchina da presa che, silente, osserva senza giudicare mai i motivi per cui si è arrivati ad una scadenza tanto dolorosa quanto inevitabile.

Una pellicola che crea un microcosmo scandito dalla sabbia di una clessidra che ha troppi pochi granelli, con una luminosa e bianca fotografia che fa da contraltare agli occhi spenti della protagonista che implora, come conclusivo ricordo infinito, l’abbraccio del proprio bambino prima che passi l’ultimo atto possibile per accorciare le distanza ampliate dall’ottusa visione di chi non ha emozioni, dedito solamente agli ordini e schiavo ubbidiente. Last Summer, nell’emblematico titolo, è un film strettamente intimo, con delle sfumature di verità accecante, in un riflesso sull’acqua che fa da specchio a due anime divise dal tempo ma non da un amore indistruttibile e ultraterreno.

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