UN RAGAZZO D’ORO, IL FILM DI PUPI AVATI CON RICCARDO SCAMARCIO E SHARON STONE
DURATA: 102′
USCITA IN SALA: 18 Settembre 2014
VOTO: 2 su 5
Incomunicabilità. E’ forse la condizione umana più dolorosa che ci sia. Potenzialmente, partendo da una posizione di buona predisposizione, ogni individuo potrebbe andare d’accordo con un altro. Nel momento in cui ci rendiamo conto che il nostro carattere, o i nostri comportamenti, o le idee che abbiamo ci fanno allontanare da un’altra persona, fino al punto da dire che non abbiamo niente in comune con lei, stiamo ponendo un limite a noi stessi, un ultimatum che suona come “o lei o noi”. Ma se questa scelta è già difficile da ammettere nei confronti di una persona qualunque, figuriamoci quando la proviamo per un membro della nostra famiglia.
Ed è esattamente quello che è successo a Davide (Riccardo Scamarcio) in Un ragazzo d’oro, un pubblicitario frustrato che riesce a mantenersi vivo solo prendendo delle pillole, la cui vita non è andata come voleva ma neanche a dire che faccia qualcosa per cambiarla. La svolta – anche in questo caso passiva – arriva quando alla morte del padre, il brutto rapporto con il quale è causa di molte delle sue inquietudini, scopre che stava scrivendo una sua autobiografia. Ludovica (Sharon Stone), editrice contattata dal genitore, nonchè sua amante di un tempo che fu, lo invita a finire il lavoro, spingendolo a realizzare il sogno che sempre ha coltivato, ovvero quello di diventare uno scrittore.
Già dalla trama si intravede l’esilità di un film, diretto da Pupi Avati, che doveva lasciare ampio spazio alle doti artistiche dei suoi interpreti, per caratterizzare dei personaggi che suonano fin dalle prima battute come possibili peccatori di stereotipi. Il difficile rapporto padre-figlio e la conseguente mancata realizzazione di quest’ultimo che risente di un passato pesante che lo ha segnato a vita, non sono certo temi cinematografici nuovi. Ma la grande esperienza di Pupi Avati nell’analisi di sentimenti e comportamenti umani nel cinema ci aveva fatto sperare ad un gioiellino cinematografico quale Il papà di Giovanna o Una sconfinata giovinezza.
Invece quel che resta di Un ragazzo d’oro è un lavoro realizzato con fretta e superficialmente, quasi che si sia adagiato sugli allori facendo affidamento sul nome in cartellone della grande diva hollywoodiana Sharon Stone. Purtroppo neanche lei, come il resto del cast, riescono a salvare un film che di potenziale sul quale lavorare ne aveva, facendo cadere e rompere in mille pezzi un tesoro che nessuno prima di lui era riuscito a conquistare.