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ARTHUR CHRISTMAS: JAMES McAVOY, HUG LAURIE, BILL NIGHY E JIM BROADBENT DANNO VITA ALLA MAGIA DEL NATALE

Prodotto dagli Aardman Animation Studios in collaborazione con la Sony, Arthur Christmas esce al cinema nel 2011, co-diretto da Sarah Smith e Barry Cook: la prima al suo esordio dietro la macchina da presa, il secondo veterano dell’animazione dai tempi di Tron (1982) e vincitore di un Annie Award per la regia di Mulan (1998).

Arthur Christmas Arthur è il secondogenito di Babbo Natale: addetto al reparto lettere, si occupa di rispondere alle richieste di tutti i bambini da parte di suo padre, ormai al settantesimo anno di attività. A prendersi cura dei bilioni di consegne nell’arco di una sola notte insieme a lui è invece il primogenito Steve, che con precisione militare e tecnologie all’ultimo grido ha portato da anni l’impresa di famiglia nel nuovo millenio. Questo nonostante la disapprovazione del nonno, nostalgico e polemico estimatore del tempo in cui bastavano una slitta e otto renne.
Tra le opinioni divergenti e la riluttanza del Babbo ad abbandonare il lavoro per la pensione, le cene di Natale in famiglia si fanno sempre più tese. A complicare le cose, proprio quando il lavoro sembra concluso, arriva una terribile notizia: un regalo è stato dimenticato e una bambina rischia di svegliarsi senza che ci sia nulla ad attenderla sotto l’albero.

Uno degli aspetti più impressionanti del film è il vasto e ricchissimo cast (rigorosamente britannico) accorso in sala di doppiaggio, non solo per i protagonisti, ma anche per ruoli secondari o minori. Gli uomini della famiglia Natale prendono vita grazie a James McAvoy, Hugh Laurie, Bill Nighy e Jim Broadbent, mentre l’unica donna del Polo Nord ha la voce di Imelda Stauton, qui dolce e comprensiva mamma Natale, ma conosciuta in tutto il mondo come l’odiosa professoressa Umbridge nella saga di Harry Potter.

La numerosissima schiera di elfi non è da meno: tra gli aiutanti di Babbo Natale è possibile riconoscere Robbie Coltrane, Joan Cusack, Andy Serkis, Dominic West e, nel ruolo dell’elfo più anziano del mondo, Michael Palin, celebre membro dei Monty Python.

La storia si adatta con facilità agli standard natalizi: divertente e splendidamente animata, scorre davanti al pubblico con ritmo e senza intoppi. D’altra parte però, sotto la superficie emergono con delicatezza temi e riflessioni che vanno al di là dei clichés del genere, rendendo la pellicola una visione interessante anche per spettatori più maturi di quanto non ci si aspetterebbe. Il conflitto tra generazioni, naturale in una famiglia che abita al Polo Nord come in qualunque altra parte del mondo, costituisce certo un nucleo narrativo in cui è semplice identificarsi, ma non si impone come unica chiave di lettura.

In fondo il sentimento che accomuna tutti gli uomini della famiglia Natale è l’amore per un mestiere incredibilmente difficile ma altrettanto gratificante, che richiede impegno, dedizione e a cui è difficile rinunciare. La pellicola mette in scena quattro punti di vista differenti sulla stessa passione ma, evitando scelte prevedibili, non prende le parti di nessuno: alla fine tutti hanno qualcosa da imparare gli uni dagli altri e l’unico nemico comune è l’ereditaria cocciutaggine.

Un film che, nonostante il successo al botteghino, non ha goduto della visibilità che meriterebbe, e che potrebbe essere una piacevole riscoperta da guardare durante le feste.

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