Leviathan: recensione film


IL POTERE DELLO STATO CORROTTO NEL LEVIATHAN DI ZVYAGINTSEV

Leviathan locandina

GENERE: drammatico

DURATA: 140 minuti

USCITA IN SALA: 7 maggio 2015

VOTO: 3,5 su 5

Kolia vive in un villaggio vicino al Mare di Barents, nel nord della Russia. Per vivere ripara le auto in un’officina che si trova proprio sotto casa sua. È sposato con Lilya, e con loro vive anche il figlio, Roman, che ha avuto da un precedente matrimonio. Ama sua moglie, ama suo figlio, adora la sua casa, ma rischia di perdere tutto quello che ha costruito in una vita a causa dell’avidità del sindaco che vuole portargli via il suo terreno, ricomprandolo ad un prezzo molto più basso del suo valore effettivo. Kolia non ci sta, così inizia una guerra legale che però è destinato a perdere, perché quando i tre poteri dello Stato si uniscono, non c’è modo per un uomo qualunque di batterli.

Il Leviathan del titolo rimanda alla parabola nel libro di Giobbe: un riferimento biblico per sottolineare come Dio sia invincibile, e come lo sia anche quello dei giorni nostri, il dio denaro al quale tutti sottostanno, compresi politica, legge e chiesa. Un gioco di corruzione che coinvolge i poteri di uno stato (in questo caso quello russo) che il regista Andrey Zvyagintsev ricostruisce in ogni suo paradosso. L’ispirazione per procedere con questo plot, venne al regista una volta venuto a conoscenza della storia del saldatore americano Marvin John Heemeyer. L’uomo fu tormentato dai proprietari del terreno su cui sorgeva la sua officina affinché la vendesse, fin quando, dopo aver visto recintare la proprietà e dopo aver fallito burocraticamente e giudiziariamente, si procurò un bulldozer distruggendo diversi edifici tra cui il municipio.

Ma l’impressione è che ci sia anche un altro rimando, precisamente a La fattoria degli animali di George Orwell. Kolia ha ogni ragione di lottare per trovare giustizia, di fare causa a quanto gli è successo e continua a succedergli, e la legge, almeno quella scritta, è dalla sua parte. Ma nessun tribunale lo appoggia, la polizia lo arresta senza motivo, il sindaco non perde occasione per sminuirlo. Proprio lui, il massimo capo politico della città, ma il minore a livello statale, sembra essere il corrispondente al maiale a capo della fattoria descritto da Orwell nel suo romanzo: perché, tra un’abbuffata e un’ubriacatura, la legge per lui è più uguale che per gli altri.

La chiesa nella vita di Kolia è una rappresentazione offuscata di spiritualità che viene respinta, una grande assente che si materializza come affare.

Non c’è giustizia, la corruzione vince, e questo fa riflettere, ma soprattutto fa arrabbiare. In più rattrista che il fallimento di Kolia, inoltre, si manifesti anche nella vita privata, perché il suo miglior amico e avvocato ha una relazione con sua moglie, che non riuscendo più a continuare quell’esistenza e non avendo il coraggio di ferire ulteriormente l’uomo, Lilya decide per una via dalla quale non si può tornare indietro. E allora, la vita di quell’uomo che tanto si è battuto ma che nulla ha ottenuto, diventa un relitto, e si spiaggia indifeso proprio come lo scheletro della balena blu che campeggia gigante nella baia.

Leviathan locandinaLeviathan locandina

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