Ted 2: recensione film

TORNANO I “RIMBOMBAMICI” SCORRETTI DI SETH MCFARLANE

Ted 2 locandinaGENERE: commedia

DURATA: 108 minuti

USCITA IN SALA: 25 giugno

VOTO: 4 su 5

Arriva oggi nelle nostre sale, in contemporanea mondiale (anzi, come di consueto in questi casi, addirittura un giorno prima in Italia), il sequel del fortunato esordio di Seth McFarlane alla regia, Ted 2, prodotto dalla Media Rights e dalla Universal Pictures, la quale mira a dominare il botteghino estivo dopo il successo di Jurassic World. Per mettere subito le cose in chiaro, chi ha amato il primo e apprezza la “cattiva” comicità dei Griffin, amerà di conseguenza anche questo secondo episodio, coloro che invece ne rimangono indifferenti al tipico intrattenimento, qui forse al suo supremo apice, powered by McFarlane (o preferiscono I Simpson), non potranno che uscire indignati dalla sala, chiedendo indietro il prezzo del biglietto o le ore spese a guardarlo.

Anche per lo scapestrato orsacchiotto Ted è giunta l’ora di sistemarsi. Dopo aver celebrato le nozze con la fidanzata Tamie-Lynn, però, la bizzarra coppia deve subito affrontare le dure difficoltà e i compromessi necessari per far funzionare il proprio matrimonio. Malgrado i primi scontri violenti, però, decidono di metter su famiglia per saldare ancor più la loro unione. In seguito a diversi tentativi falliti, con l’immancabile aiuto del migliore amico John, che funge anche da donatore del seme, l’unica opzione rimastagli è quella dell’adozione, la quale però ha la sola drammatica funzione di suscitare l’attenzione degli enti burocratici governativi sullo stato sociale di Ted. Il povero orsacchiotto di pezza, infatti, pur essendo a tutti gli effetti “in vita”, viene dichiarato una “proprietà”. Si profila così una battaglia legale per il recupero della propria identità, con il supporto di John e quello di una giovane avvocatessa, appena uscita dal college, che finirà col prendere a cuore il suo caso.

La sinergia tra il Ted animato dal corpo e dalla voce di McFarlane e il fedele compagno John di Mark Whalberg continua a funzionare a meraviglia e a rappresentare il solido punto di forza della pellicola. La carta vincente è ancora una volta il perfetto equilibro tra l’inverosimile maturità del primo e la deriva personale del suo ex-“padrone”, stavolta alle prese con la fine del suo di matrimonio. Orfani di Mila Kunis, indisponibile per la dolce attesa del figlio avuto con Ashton Kutcher, a urgere in soccorso, legalmente per Ted e sentimentalmente per John, un’inedita e simpaticissima Amanda Seyfried, che rispetto al predecessore ha il merito di abbracciare in pieno lo stile di vita dei due protagonisti, dando modo di premere ancor più sull’acceleratore del “cattivo gusto”. Insieme a loro tornano i personaggi indimenticabili del primo, da Sam “Flash Gordon” Jones, al villain Giovanni Ribisi, che medita segretamente la sua vendetta, con l’aggiunta di succose comparse, come quella di Morgan Freeman, o ben più fugaci cameo sempre piacevoli e irresistibili, dove vince per distacco quello di Liam Neeson per il suo contesto bizzarro e tipicamente “griffiniano”.

A proposito della comicità powered by McFarlane come si diceva in fase d’introduzione, Ted 2 è colmo dei suoi tratti distintivi. Sempre più frequenti, quindi, i gustosi riferimenti alla cultura pop,  emblematica la scelta del Comic-Con di New York come sede del climax finale, con tanto di citazioni memorabili che ricorderemo a lungo (tra cui una in particolare che non vi diciamo, per farvela godere appieno). Tratti per certi versi simili, in questo, allo stile che ha caratterizzato l’ultimo decennio dominato dalle commedie di Judd Apatow, e alla sua cerchia, da Nicholas Stoller agli ex-pupilli, ormai affermatisi in proprio, Seth Rogen e James Franco, che hanno finito per concretizzare un “brand” piuttosto definito. Di base ci sono così riferimenti alle droghe leggere, al mondo nerd, all’attualità sociale e all’industria dell’intrattenimento, tanto televisiva quanto cinematografica. La differenza netta e sostanziale tra i due marchi è la “scorrettezza” di fondo, decisamente più spinta, come d’altronde ci si aspetta dall’autore dei Griffin, senza dubbio più votato ad una spensieratezza totale.

Una leggerezza che arriva comunque a toccare, però, seppur in maniera molto meno sottile ed “impegnata”, quell’ironia sociale di fondo sempre presente nei lavori del regista di Funny People. Piuttosto tipico di questa “nuova commedia americana”, infatti, sono le argute frecciate agli usi e ai costumi della società contemporanea, soprattutto statunitense, fatto che spesso allontana il pubblico della massa, incapace di coglierne naturalmente tutti i riferimenti. In Ted 2, perciò, non mancano affatto, al contrario del secondo film di McFarlane, quel Un milione di modi per morire nel west, di successo drasticamente inferiore, che, pur rimanendo notevolmente divertente e costruito sul medesimo stile d’intrattenimento, subisce i limiti imposti dall’ambientazione, che per forza di cose non puo’ offrire una libertà continua in questo senso.

Tecnicamente, poi, è ben visibile l’esperienza dietro la macchina da presa del regista, ormai al suo terzo film. La dimestichezza, per esempio, raggiunta con il motion-capture che anima l’orsacchiotto protagonista è più che assodata, come sembra voler dimostrare la lunga performance musicale sui titoli di testa. Nello specifico, inoltre, inquadrature, montaggio e tempi comici vanno magistralmente di pari passo, accentuando l’effetto “griffin” repentino ed immediato dei suoi fulminei siparietti. La trama, comunque presente, diventa così nient’altro che un pretesto, addirittura in maniera più marcata del primo episodio, soprattutto nella parentesi “magica” che condiva le origini di Ted, per mettere in scena sketch irriverenti, graffianti e sopra le righe che accompagnano lo spettatore fino al termine della visione, lasciandolo con la sensazione che sia finito anche troppo presto.

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