Umberto D., capolavoro neorealista

UMBERTO D., DE SICA PIÙ ATTUALE CHE MAI IN “CINEMA DI IERI”

umbertodUmberto D. è un film del 1952 realizzato da Vittorio De Sica. Il film è dedicato al padre del regista, da cui prende il nome. La sceneggiatura è opera di Cesare Zavattini, un’altra prominente figura del cinema italiano di quel periodo. I due realizzarono molti lavori insieme, tra cui capolavori come Sciuscià e Ladri di Biciclette.

Il personaggio principale del film è Umberto Domenico. Si tratta di un signore anziano, con una pensione misera che non gli consente nemmeno di pagare l’affitto della piccola camera malridotta in cui vive; senza soldi, casa, lavoro o amici, gli unici esseri viventi con cui ha un legame sono Flaik, il suo fidato cane, e Maria, la domestica dell’appartamento in cui vive. Maltrattato dalla padrona di casa, che cerca di cacciarlo, tenterà con ogni mezzo di risparmiare e di racimolare qualche soldo per pagare l’affitto. Straziato dalla sua misera condizione sarà, addirittura, tentato di farla finita definitivamente. Ma l’amore che lo lega al cane sarà troppo forte.

Umberto D. è considerato una bandiera del neorealismo italiano, da molti ritenuto secondo solo a Ladri di biciclette, dello stesso regista. Il neorealismo è un movimento culturale sviluppatosi in Italia nel periodo della seconda guerra mondiale e nel successivo dopoguerra. I registi che hanno fatto parte di questa corrente del cinema intendevano rappresentare in modo veritiero la realtà contemporanea caratterizzata dalle conseguenze della guerra. Il loro lavoro consisteva in un vero e proprio contributo a livello sociale che testimoniava un periodo nero della storia italiana. Sono spesso considerate pellicole neorealiste importanti, oltre alle due già citate in precedenza, Roma città aperta di Roberto Rossellini, Riso amaro di Giuseppe De Santis e Ossessione di Luchino Visconti.

Le caratteristiche principali di questo movimento si riscontrano pienamente in questo film di De Sica. In esso, infatti, il regista rappresenta la realtà cosi com’è, senza abbellirla o drammatizzarla. In particolare, in quegli anni socialmente difficili, il regista italiano si pone come obiettivo di rappresentare crudamente la situazione delle città italiane, in questo caso Roma. Si sente in dovere di mostrare la faccia più misera della capitale nel dopoguerra. Nelle sue stesse parole, il suo scopo è quello di “rintracciare il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso nella piccola cronaca, anzi nella piccolissima cronaca, considerata dai più come materia consunta”.

Per raggiungere questo obiettivo gran parte delle riprese venivano girate all’aperto e generalmente erano utilizzati attori non professionisti. Il protagonista di Umberto D., ad esempio, è interpretato da Carlo Battisti, all’epoca professore di Glottologia all’Università di Firenze. Inoltre, per rendere il film ancor più realistico, De Sica enfatizzava la staticità della storia e si soffermava su azioni apparentemente senza importanza.

Una delle scene più famose e che più caratterizzano il film consiste, per l’appunto, nella preparazione ad inizio giornata svolta dalla domestica di casa. La cinepresa inquadra la giovane ragazza mentre si risveglia e si alza dal letto, per poi seguirla in cucina, dove la vediamo accendere il fuoco e preparare la colazione.

La storia di un pensionato e del suo cane rischia di non apparire molto avvincente al pubblico contemporaneo. Il personaggio di Umberto, però, non può non colpire gli spettatori. Una persona anziana, che nella lotta contro la povertà cerca di mantenere intatta la propria dignità, è una rappresentazione molto attuale anche ai nostri giorni.

Umberto D. è un film che mantiene intatta la propria originalità dopo 63 anni dall’uscita in sala grazie al crudo realismo della storia, all’umanità dei personaggi rappresentati ed alla naturalezza degli interpreti; una dimostrazione della potenza del cinema, un manifesto del cinema neorealista italiano e, più semplicemente, un film di cui si ha bisogno.

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