Before I Disappear: Missing in Italy


BASATO SUL CORTOMETRAGGIO PREMIO OSCAR CURFEW

Before i disappear locGENERE: drammatico

DURATA: 93 minuti

VOTO: 4 su 5

Nel 2012 il corto Curfew vinceva l’Oscar della categoria. Il suo autore, il musicista e filmaker Shawn Christensen adatta, due anni più tardi, la sua stessa storia per il lungometraggio Before I Disappear, scrivendone sempre la sceneggiatura e dirigendolo, per presentarlo poi a Marzo al South by Southwest Film, annuale festival di Austin, in Texas (e successivamente, anche a Venezia). Entrambi i due prodotti, com’è naturale, partono dallo stesso presupposto : un uomo che sta per compiere l’estremo gesto di togliersi la vita, il quale, “prima di scomparire” per sempre, viene interrotto da una chiamata che fatalmente significherà la sua salvezza.

Il protagonista è Richie, ragazzo ai margini della società, per la quale si considera totalmente invisibile se non superfluo, che, pulendo i bagni del locale in cui lavora, vi trova una giovane morta di overdose. Il suo capo, il cinico e ammanicato Bill, gli ordina di non farne parola con nessuno, per non attirare le attenzioni della autorità. Tornato nel suo appartamento, Richie si immerge nella vasca per attuare il proprio suicidio, tagliandosi i polsi, quando riceve l’inaspettata chiamata della sorella Maggie, che non contatta da anni, la quale gli chiede di andare a prendere la figlia di 11 anni all’uscita da scuola. E’ solo il punto d’inizio di una lunga notte che lo porterà a conoscere la nipote per la quale è un completo estraneo, confrontarsi coi dolori e le disgrazie del passato condiviso con la sorella, rivedendo le proprie priorità all’interno del corrotto e crudele ambiente che frequenta e ritrovando allo stesso tempo le ragioni per continuare a vivere.

Richie è ovviamente il regista e autore Shawn Christensen, che infarcisce, tanto nella sua interpretazione quanto nella stessa messa in scena, il personaggio di tutta la propria evidente personalità, reggendo soprattutto la prima parte della pellicola praticamente da solo. A un certo punto, come detto, divide infatti la scena, per il resto del film, con la giovanissima e già talentuosa Fàtima Ptacek, voce della Dora l’esploratrice dei cartoni (se avete figli/nipoti la conoscerete senz’altro), la quale aveva già interpretato Sophia nel corto originale, unico altro personaggio insieme alla madre sempre presente nel plot di base.

La madre della piccola, e sorella dei protagonista, è  Emmy Rossum, nota sicuramente agli addicted delle serie tv per il ruolo di Fiona (in realtà molto simile al background di Maggie) nel rifacimento americano dello show inglese Shameless, ma che, proprio come Christensen, è anche cantante, come si può constatare nella sua acclamata prestazione ne Il Fantasma dell’Opera di Joel Schumacher. Completano il notevole cast di supporto i due “malavitosi” Ron Perlman (Hellboy) e Paul Wesley (The Vampire Diaries), convincenti e carismatici entrambi al punto giusto.    

Ovviamente complice del suo essere il frontman della rock band Stellastar, la musica è parte integrante del viaggio lungo una notte intera di Richie e Sophia, che si palesa maggiormente in una scena che può ricordar molto la celebre passeggiata felice di Joseph Gordon-Levitt nel 500 giorni insieme di Marc Webb. Azzeccata e coinvolgente colonna sonora che, aggiungendosi a numerosi rallenty alla Wes Anderson, contribuisce però a definire paradossalmente uno stile unico e personale, che caratterizza in maniera stimolante e grottesca l’atmosfera underground e oscura su cui si consuma l’azione dei due protagonisti.

Sì perché Before I Disappear è innanzitutto frutto di una mente sola, in un’operazione simile a quella che ha visto tanti altri attori trasferirsi dietro la macchina da presa in modo “indie”, come Zach Braff e Josh Radnor per esempio, aiutando storia e messa in scena ad andare di pari passo ed essere totalmente univoche. Una particolarità da non sottovalutare, se si pensa che il dramma personale del protagonista s’intreccia allo stesso tempo con altre diverse esistenze, che colpiscono dritte al cuore e alla sensibilità dello spettatore, tanto da sperare che Shawn Christensen non si limiti affatto a quest’unico e comunque rilevante gioiello.

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