Storie Sospese: Recensione Film

QUELLA SCALATA CHE SI ERGE A RIFLESSIONE, MA CHE RIMANE SOSPESA SENZA ARRIVARE ALLA CIMA

Unknown-1GENERE: Drammatico

DURATA: 92′

USCITA IN SALA: 3 Settembre 2015

VOTO: 2,5 su 5

La vita in parete è in perenne bilico. E la vita di Thomas (Marco Giallini), scalatore per professione, lo diverrà ancora di più dopo un tragico incidente che porterà alla chiusura del cantiere e a un prematuro ritorno a casa. Tornato dalla moglie e dai suoi due figli, senza però più un lavoro, Thomas è costretto ad accettare un ingaggio da Ermanno, suo ex compagno di scalate, ora a capo di una ditta di costruzioni impegnata nel traforo di un tunnel autostradale. Arrivato nel piccolo paesino dell’Abruzzo, Thomas scopre quanto quei lavori stiano provocando danni al territorio, con frequenti scosse di terremoto che mettono a repentaglio la vita degli inascoltati cittadini. Quello che c’è dietro è qualcosa di molto più grande e Thomas non può tirarsi indietro dal prendere una scelta. La scelta di un lavoro sicuro tacendo o quella di parlare perdendo un lavoro, facendo però la scelta giusta.

Storie Sospese è stato presentato alla 72esima edizione della Kermesse Veneziana, nella categoria Giornate degli Autori, diretto da Stefano Chiantini (L’amore non basta, Isole) è una dichiarata riflessione su un tema – ahimè – attuale. Quello della corruzione e dei grandi interessi che solidificano le fondamenta di questo paese. Proprio ciò che si accosta violentemente alle sorti degli sfortunati cittadini, che rimangono vittime di un sistema fin troppo solidificato dove a regnare sono gli interessi economici e non della collettività.

Marco Giallini è il serioso e appesantito protagonista che si lascia andare alla sua tipica leggerezza in sporadici momenti, senza stonare però con il sentimento di  riflessione del film. Con lui il resto del cast, formato da Alessandro Tiberi e Maya Sansa è decisamente all’altezza di un lavoro recitativo ben equilibrato, tra cui emerge sullo sfondo Giorgio Colangeli, capace di dare come sempre grande naturalezza al personaggio.

Per quanto le premesse alla base del film, assieme al lavoro tecnico d’interpretazione, siano meritevoli, l’opera nel complesso non convince fino in fondo. Non si crea grande empatia con la vicenda per quanto importante e non ci si lascia coinvolgere dal racconto, che cerca forzatamente una sottotrama emotiva, per l’appunto forzata e quindi poco efficace. A Stefano Chiantini va comunque il merito di focalizzarsi su una realtà che ai cittadini delle grandi città è praticamente sconosciuta. Ovvero quando i grandi interessi sgretolano le piccole ma portanti mura di uomini come noi. Un lavoro che si accosta per la tematica al documentario QUI di Daniele Gaglianone.

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