Life: recensione film

IL MITO DI JAMES DEAN PRENDE IL VOLTO DI DANE DEHAAN

Locandina LifeGENERE: biografico

DURATA: 111 minuti

USCITA IN SALA: 8 ottobre 2015

VOTO: 3 su 5

Jimmy e Dennis sono due giovani che si stanno affermando nei rispettivi mondi a cui ambiscono, il primo in quello del cinema e il secondo in quello della fotografia. Dennis, fotografo della famosa agenzia Magnum, rimane affascinato dalla fotogenia di Jimmy durante un loro fortuito incontro a una festa di Hollywood, e da allora fa di tutto per poter riuscire a lavorare ad un servizio fotografico destinato alla rivista Life proprio sull’attore, che da parte sua ne ricaverebbe una buona visibilità anche in vista dell’uscita del suo secondo film, La valle dell’Eden. Ma Jimmy è schivo e sfuggente, e si farà rincorrere da Los Angeles a New York fin nell’Indiana prima di concedersi all’obiettivo del testardo fotografo e realizzare insieme alcune delle fotografie più celebri che ancora oggi lo ricordano.

Dall’incontro nel 1955 tra Dennis Stock e James Dean è nato non solo un lavoro fotografico vero e sincero, di cui fanno parte alcune delle più note foto dell’attore scomparso solo pochi mesi dopo la pubblicazione, ma anche un’amicizia inattesa che si fa manifesto del cambiamento culturale che in quegli anni stava investendo le nuove generazioni. Da una parte un giovane che abbandona la certezza di una stabilità familiare in una piccola cittadina dell’Indiana per cercare di affermarsi artisticamente in una Hollywood affollata di talenti pronti a tutto pur di sfondare, dall’altra un altro ragazzo di appena 3 anni più grande con alle spalle già un matrimonio disastroso da cui è nato un figlio che non vede mai.

Dane DeHaan si cala anima e corpo in un ruolo difficile, che purtroppo lo rende a tratti più un imitatore di James Dean che un interprete, soprattutto nella prima parte del film, dove pesa la presenza di un personaggio profondamente studiato e quasi “costruito a tavolino”, per poi riscattarsi invece nella seconda parte, quando diventa più naturale.

Quello che vediamo in Life è il James Dean alle porte della celebrità, che desidera ardentemente il ruolo in Gioventù bruciata e ricerca la fama senza voler scendere a compromessi, essendo sé stesso e basta, ribelle e testardo, ma si scontra con il volere di mamma Hollywood che ne vuole controllare aspetti della vita, del carattere, delle relazioni. Emblematica in questo senso la scena della registrazione dell’intervista, in cui Dean non si risparmia né contiene su pareri e opinioni con aria strafottente, e che è però prontamente recuperata e distrutta dalla Warner.

Ma è davvero pronto a rinunciare a sé stesso per diventare un divo, a non essere il ribelle che si sente libero di disertare l’anteprima del suo ultimo film per farsi programmare ogni ora del giorno da assistenti e produttori cinematografici?

Dean è un ragazzo di 23 anni che aspira alla celebrità per la sua bravura nella recitazione, a cui lo ha iniziato giovanissimo la madre prematuramente scomparsa e della quale serba un’emozionante e dolce ricordo, ma è visibile un tormento che emerge nel suo non sentirsi mai al posto giusto se non nella fattoria di famiglia nell’Indiana, dove è cresciuto e dove spererà sempre di tornare. Ed è proprio nelle scene ambientate nella fattoria che DeHaan è più credibile e fa totalmente suo il personaggio.

Robert Pattinson, invece, con questo ruolo passa freddamente dall’altra parte, da attore bersagliato nella vita reale dai paparazzi a fotografo che insegue “la sua musa”, dall’essere il voyeuristico oggetto del desiderio a voyeur stesso. E come un bambino che ottiene un giocattolo tanto desiderato, quando Stock finalmente riesce a vedere pubblicate le sue foto su Life, lascia solo Dean, che invece insieme a lui, al quale ha dato fiducia e che finalmente lo ha conquistato, vorrebbe fuggire dal mondo dei riflettori che prima ha tanto cercato e che ora inizia a perseguitarlo. Alla fine il suo sarà un viaggio in solitaria senza ritorno. Uno sguardo, quello di DeHaan nella scena del loro ultimo incontro, con cui si fa quasi perdonare alcune pecche della sua interpretazione.

Nel cast anche Joel Edgerton (in sala dall’8 ottobre accanto ad un irriconoscibile Johnny Depp in Black Mass), Sir Ben Kingsley e una solare e sempre più lanciata Alessandra Mastronardi, finalmente del tutto sdoganata dall’immagine che le ha conferito la mediocre tv italiana.

Il regista di Life è l’olandese Anton Corbijn, che è riuscito a raccontare la storia del divo in modo tutto sommato commovente ed emozionante, e a rendere ogni immagine d’effetto optando per una fotografia che gioca fra luce e ombra e immagini ben equilibrate. Ma di contro il ritmo della narrazione è forse un po’ troppo lento, fino a penalizzare un lavoro che in questo modo a tratti si perde.

Ma Life è un film su un mito della storia del cinema, che per intenzioni ed emozioni merita comunque la visione.

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