STEFANO BENNI RINUNCIA AL PREMIO INTITOLATO A VITTORIO DE SICA
È di tre giorni fa la notizia che il noto autore e scrittore Stefano Benni abbia rinunciato al premio intitolato a Vittorio De Sica.Tale decisione è stata presa in quanto il suddetto premio è patrocinato dal ministero dei Beni Culturali e consegnato direttamente dall’attuale ministro Dario Franceschini.
Quella dell’autore de “la compagnia dei celestini” è una protesta ai continui tagli che il governo (non questo in particolare ma i vari che si sono succeduti) apporta nei confronti della cultura. A farne le spese sono teatri, musei e biblioteche, quei luoghi culla di cultura sempre più spesso uccisi da decreti e tagli.
Sulla questione del rifiuto del premio De Sica si è scritto molto, il web ha raccolto notizie e informazioni sulla vicenda, creando quei rumori soliti intorno ad un evento che certo fa discutere. Il premio, istituito nel 1975 ,ogni hanno viene consegnato a personalità che si sono distinte non solo nell’arte cinematografica , ma anche nelle altre arti sorelle,una tra queste la letteratura, e nel mondo della cultura in genere.
Il gesto di Stefano Benni vuole porre attenzione a quell’ipocrita sistema che taglia e distrugge la cultura nello stesso momento in cui la omaggia. La sua decisone è ferma e presa con il cuore e la pancia di un uomo che vive e rispetta la cultura, quella che fece grande e maledetto il nostro paese.
Riportiamo di seguito le parole scritte da Stefano Benni stesso sulla sua pagina Facebook:
<< …Gentili responsabili e gentile Ministro Franceschini, vi ringrazio per la vostra stima e per il premio che volete attribuirmi. I premi sono uno diverso dall’altro e il vostro è contraddistinto, in modo chiaro e legittimo, dall’appoggio governativo, come dimostra il fatto che è un ministro a consegnarlo. Scelgo quindi di non accettare. Come i governi precedenti, questo governo( con l’opposizione per una volta solidale),sembra considerare la cultura l’ultima risorse e la meno necessaria. Non mi aspettavo questo accanimento di tagli alla musica,al teatro, ai musei, alle biblioteche, mentre la televisione di stato continua a temere i libri, e gli Istituti di Cultura Italiana all’estero vengono di fatto paralizzati. Non mi sembra ci sia molto da festeggiare…>>