CINEMA DI IERI PRESENTA “A SANGUE FREDDO” DI RICHARD BROOKS
Nel 1959 Truman Capote si diresse ad Holcomb nel Kansas per scrivere un articolo sul massacro che sconvolse gli abitanti della piccola cittadina: nelle prime ore del 16 novembre del 1959 due persone entrarono furtivamente nella casa di Herbert Clutter, un agricoltore statunitense, rubando 40 dollari ed una radio, ed uccidendo lui, sua moglie, il figlio e la figlia. Lo scrittore americano rimase talmente affascinato dalle personalità dei due assassini che l’articolo divenne un libro: A sangue freddo. Il libro fu pubblicato nel 1966, l’anno successivo ne uscì l’adattamento cinematografico.
Il film A sangue freddo (In Cold Blood) è diretto ed adattato al grande schermo da Richard Brooks. La sceneggiatura è quasi completamente fedele al libro. L’unica differenza evidente è l’aggiunta di un personaggio immaginario, il giornalista, interpretato da Paul Stewart. La colonna sonora, sfondo jazz dal tono duro e a tratti intimidatorio, è composta da Quincy Jones e si basa sulle note di un basso che accompagnano l’intera storia e ne segnalano l’inizio.
Perry Smith (Robert Blake) e”Dick” Hickock (Scott Wilson) sono due ex-carcerati. Decidono di mettere in atto un piano per guadagnare molto denaro in poco tempo. Il loro obbiettivo è la casa di
Herbert Clutter dove, secondo il vecchio compagno di cella di Dick, è presente una cassaforte in cui l’agricoltore tiene una grossa quantità di denaro sempre a portata di mano. Si preparano, quindi, ad attuare il piano mentre i membri della famiglia Clutter, inconsapevoli dell’imminente tragedia, continuano spensierati la loro vita quotidiana.
La cassaforte naturalmente non esiste ed il risultato della rapina è noto: un misero bottino, 40 dollari ed una famiglia assassinata: quattro cadaveri, quattro persone uccise a sangue freddo. Dopo un primo tentativo di fuga in Messico i due assassini, ricercati dalla polizia, tornano negli Stati Uniti. Qui, vengono fermati da una pattuglia della polizia e arrestati. Il loro processo durerà cinque anni e si concluderà con la pena di morte per entrambi. La storia del film, così come quella del libro di Capote e quella dei due reali assassini su cui è basata, si concluderà sul patibolo dove verrà eseguita l’impiccagione.
Vedere il film avendo contezza che la storia descritta si basa su fatti realmente accaduti è un esperienza scioccante. Tanto più quanto, andando avanti con la pellicola, acquisiamo consapevolezza che il mondo reale -in cui viviamo e coltiviamo i nostri affetti- si confonde con quello rappresentato nel film. Un mondo spaventoso in cui una famiglia innocente può essere assassinata all’improvviso per pochi dollari e senza un reale motivo, se non quello derivante dalle affermazioni di una persona poco credibile.
Allo stesso tempo, però, il film descrive un mondo complesso, dalle diverse sfaccettature, in cui le diverse realtà del vivere quotidiano appaiono in tutte le loro contraddizioni. E’ netto, infatti, il contrasto tra l’infelice infanzia vissuta da Perry Smith con la sua problematica situazione familiare, e l’armonia che caratterizza la perfetta famiglia Clutter. Qualunque siano le considerazioni maturate al riguardo dallo spettatore durante la visione del film, il risultato finale, così com’è osservato dal giornalista presente all’esecuzione, è raggelante nella sua crudità: “…Quattro persone innocenti e due colpevoli assassinate…”.
Stilisticamente raffinato grazie alla splendida fotografia in bianco e nero realizzata da Conrad Hall, A sangue freddo rappresenta con distacco e senza compromessi una tragedia sociale. Si tratta di un dramma, uno pseudo-documentario, che descrive le contraddizioni della società americana del tempo e ne evidenzia gli esiti terribili.