Spectre: recensione film

ARRIVA IN SALA L’ULTIMA AVVENTURA “ROMANA” DI JAMES BOND

spectre-poster-black-whiteGENERE: azione

DURATA: 148 minuti

USCITA IN SALA: 5 novembre 2015

VOTO: 3 su 5

Ventiquattresimo film della saga cinematografica sul personaggio letterario ideato da Ian Fleming, quarto capitolo dell’era Craig, secondo diretto dal regista Sam Mendes (American Beauty). Numeri a parte, Spectre è forse la pellicola sull’agente segreto britannico più “chiacchierato” degli ultimi anni dai giornali italiani, complici ovviamente le riprese nella capitale e le denunce e critiche tutte italiote che ne sono derivate. Fatto sta che, grazie inoltre al coinvolgimento di Monica Bellucci, il film scritto a otto mani dallo stesso team di Skyfall, fosse tra i più attesi di questa stagione cinematografica quasi agli sgoccioli.  

Dopo un incidente in Messico, da lui stesso provocato, l’agente segreto 007 deve far fronte alla ramanzina dei suoi superiore e alla sua temporanea sospensione, proprio mentre lo stesso programma spionistico Double Zero è messo in pericolo dall’avanzare della tecnologia e da un funzionario Non servirà certo questo a fermare Bond, determinato a venire a capo di quello che appare a tutti gli effetti un complotto internazionale, che sembra manovrato interamente da un’unica persona e alla sua organizzazione, denominata appunto Spectre. Qualcuno che appartiene al passato tragico dello stesso agente con “licenza di uccidere”…

Daniel Craig, al suo quarto film nel ruolo di James Bond, sembra avere ormai superato i dubbi che, all’epoca della sua “nomina”, gli piovvero addosso. Per una pratica tutta inglese, molto simile a quello che succede in tv nel serial Doctor Who, il cambio d’attore è sempre in qualche modo spietatamente traumatico all’inizio, sensazione sostituita da un certo affetto col proseguire della saga, anche perché difficilmente gli attori scelti deludono qualitativamente e ciascun fan, alla fine, si divertirà ad aggiornare o meno la propria classifica del “preferito”. Stesso discorso, più o meno, riguarda il villain dell’episodio, in questo caso il Master di Bond in un certo senso, un magistrale e iconico nemico, che possiamo definire “finale”, interpretato da un Christoph Waltz che, pur limitandosi a “ fare il Christoph Waltz”, domina comunque la scena. In fondo, per un film di questo genere, a dirla tutta basta e avanza.

Lèa Seydoux, intanto, è l’atipica e tutt’altro che indifesa Bond Girl dell’episodio, in piena relazione al percorso “alternativo” di tutto il Bond di Craig, la quale non è, come si è detto equivocamente affermato per settimane, con tanto di ingenerose critiche e futili discussioni, Monica Bellucci. La stessa parte in Italia, d’altronde, non è altra che una parentesi, volendo anche breve, dell’avventura di 007, limitandosi a funzionare da sfondo per un comunque suggestivo e sfizioso inseguimento tra le vie del centro storico, che termina sul Lungotevere (recentemente inquadrato per ben altro tipo di sequenze da Sorrentino per la passeggiata esistenziale del suo Jep Gambardella).

Senza rovinare troppe sorprese, per i fan della saga, Spectre sa tanto di fine di un percorso del personaggio, portato avanti dai precedenti episodi continuamente citati, funzionando ovviamente benissimo, allo stesso tempo, come film a sé stante, nel suo essere al solito un classico e godibile film d’azione. Non tanto complesso, certo, ma che per i fan del genere e lo spettatore senza pretese può fare comunque la sua parte. Tutto è infatti più che tradizionale, dai dialoghi alle scene “fracassone”, senza la presenza di una qualsivoglia introspezione psicologica, per quanto furbamente solo suggerita, in un tentativo tipico e ricorrente (centrato solo formalmente) dell’era Craig di differenziarsi dal più “spensierato” ciclo di Brosnan. D’altro canto, a uno 007, tra le saghe più longeve della storia del cinema, che ha fatto proprio di questa particolare e inossidabile continuità la propria formula del successo, cosa si vuol chiedere di più?

 

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