IN SALA IL “MERCENARO CHIACCHIERONE” DI RYAN REYNOLDS
DURATA: 108 minuti
USCITA IN SALA: 18 febbraio 2016
VOTO: 4 su 5
Con una gestazione lunga dieci anni, il “mercenario chiacchierone” più folle dei fumetti fa finalmente il suo esordio in un film interamente a lui dedicato, dopo la (dimenticabile e ingenerosa) apparizione in X-Men le origini –Wolverine del 2009. Complice una campagna marketing votata alla stravaganza più irriverente, con un Ryan Reynolds assoluto protagonista dei social, il film diretto da Tim Miller ha già esordito in patria conquistandosi subito entusiasti consensi e battendo primati d’incasso, più che altro per il suo essere distribuito col rating R (ossia, vietato ai minori), storico deterrente per il box-office USA. Non preoccupatevi (o, a seconda dei gusti, iniziate a farlo), da noi lo possono andare a vedere tutti.
Wade Wilson, in passato agente operativo delle Forze Speciali, vive ora come mercenario al soldo del miglior offerente. Frequentando il più pericoloso e violento locale dell’underground cittadino, incontra Vanessa, con la quale è subito amore. La sua felice vita con lei viene però sconvolta quando gli viene diagnosticato un cancro terminale. Disperato, accetta così di sottoporsi a un terribile esperimento che gli dona l’eccezionale potere del “fattore rigenerante”, ma sfigurandolo irrimediabilmente per tutto il corpo. Il neo-nato Deadpool si metterà così alla caccia dell’uomo che gli ha quasi rovinato la vita.
La lodevole efficacia dell’operazione Deadpool si può constatare fin dall’eccellente casting. Ryan Reynolds, legato al personaggio già negli stessi fumetti, ha colto al volo l’occasione di far dimenticare a tutti gli spettatori dei cinecomics il fallimento chiamato Lanterna Verde. Calatosi famelicamente nella parte, la sua interpretazione sprizza giocosa auto-referenzialità e irresistibile ironica, tanto che l’attore ha affermato di aver indossato il costume più dopo le riprese che durante, rappresentando in pieno lo spirito della pellicola: divertire il pubblico e il fandom in particolari, ma divertendosi allo sfinimento. Insieme a lui, ogni personaggio recita perfettamente il proprio ruolo di supporto (come da spassosi titoli di testa), a partire da una sensualissima Morena Baccarin fino alla “sicura” simpatia del solito T. J. Miller. Non manca neanche stavolta il cameo di Stan Lee, forse nel più divertente che gli abbiamo visto fare.
La riuscita di Deadpool, però, sta tutta nell’approccio vincente allo stile della messa in scena. Riprendendo l’ironia tipica introdotta dai Marvel Studios nei cinecomics (in netta contrapposizione, quindi, al dominio DC del Batman di Nolan), la pellicola la porta all’estremo, rendendo giustizia al personaggio cartaceo originale, già il più irriverente e anarchico nel ricco comparto fumettistico della “Casa delle Idee”. Se nel film di Wolverine non era stato sfruttato a dovere (e a Hugh Jackman, in particolare, non mancano spiritose frecciatine), per usare un eufemismo, la scelta di riservargli un film “solista” conferma in pieno tutte le sue potenzialità stilistiche. La filmografia Marvel d’altronde diventa un chiaro e bersagliato riferimento, anche produttivo, col tentativo da parte della Fox di creare il proprio “universo” narrativo targato X-Men (chiamando non certo i più celebri, il motivo lo spiegherà lo stesso Wilson in corso d’opera).
A vincere, così, è in primis la sceneggiatura di Rhett Reese e Paul Wernick, piena zeppa di dialoghi brillanti e intelligenti, dal ritmo altissimo e quasi asfissiante, e soprattutto non fini a se stessi, (aspetto riuscito a metà perfino agli Avengers di Joss Whedon, costretti per forza di cose a prendersi sul serio, con risultati in termini narrativi non sempre perfetti). A Tim Miller, specialista di effetti speciali (in rete gira un suo corto, guarda caso sugli eroi della DC Comics, in cui dimostra tutto il suo estro tecnico), che prima di questo film aveva solo lavorato ai titoli di Uomini che odiano le donne e Thor 2, il compito di rendere il film oltre che straordinariamente divertente anche meravigliosamente spettacolare. Fin dai già citati ed esilaranti titoli di testa, la caratteristica rottura, per dirla alla Wade Wilson, della “sedicesima parete” urlata fin dalla sua pre-produzione, eleva infine la pellicola ad un prodotto unico e irresistibile nel nuovo genere dominante ad Hollywood. Deadpool è, in conclusione, intrattenimento puro, ma finalmente arguto e consapevole, senza nobili pretese, ma costruito per divertire il suo pubblico come mai nessun altro “collega” è finora riuscito a fare. Ultima annotazione, al doppiaggio italiano, che sembra limitare parecchio la resa della prova di Reynolds e ridicolizza eccessivamente l’accento altrimenti deliziosamente esotico del britannico villain.