Batman V Superman – Dawn of Justice: recensione

LA NASCITA DI UNA NUOVA ERA TRA LUCI E “OSCURITÁ”

batman v superman posterGENERE: cinecomic

DURATA: 2 ore e 31 minuti

USCITA IN SALA: 23 Marzo 2016

VOTO: 3,5 su 5

Sono passati quasi tre anni da quel Comic-con di San Diego in cui veniva annunciato il sequel di Man of Steel, determinando all’istante il tumulto dei fan e in generale di tutto il web, diviso tra eccitanti aspettative e timorose preoccupazione (in particolare, dopo il trailer eccessivamente “rivelatore” di qualche mese fa).  Ma in fondo, in chiave commerciale, vige la legge di wildiana memoria “l’importante è che se ne parli”, e dopo mesi di chiacchiere e speculazioni, il giorno di uno dei più attesi eventi cinematografici dell’anno è arrivato. Batman V Superman – Dawn of Justice è in fondo importante e “storico” per svariati motivi: perché vede per la prima volta le due più popolari e antiche icone del fumetto mondiale insieme nello stesso film; perché segna il ritorno sul grande schermo di un nuovo “Cavaliere Oscuro” dopo il memorabile ciclo nolaniano; perché sancisce di fatto l’atto di nascita del “multiverso” messo in piedi dalla Warner/DC già denominato DC Extended Universe.

Nell’epico scontro finale di Man of Steel, Superman si presentava all’umanità, salvandola dalla minaccia del Generale Zod, provocando però allo stesso tempo ingenti danni collaterali alla città e alla popolazione. Temendo le azione incontrollate di questo Supereroe semidio, il potente giustiziere di Gotham City, Batman, decide di affrontare il più rispettato eroe dei nostri tempi, mentre il mondo (tra cui il Governo degli USA) si divide su quale tipo di eroe abbia veramente bisogno. E con Batman e Superman in lotta tra di loro, una nuova minaccia si staglia rapidamente all’orizzonte, ponendo la razza umana nel più grande pericolo mai affrontato prima.

Se l’inglese Henry Cavill, alla sua seconda apparizione, può dirsi una discreta sicurezza per la tipica compostezza “british” con cui interpreta l’Uomo d’Acciaio (facendo superare di gran lunga il triste ricordo del precedente flop chiamato Brandon Routh), la curiosità maggiore stava tutta nell’assistere alla prova di Ben Affleck e alla resa del suo “nuovo” Batman. Va innanzitutto detto che si nota subito una certa continuità con l’indimenticato ciclo di Christopher Nolan (che figura tra i produttori esecutivi), specialmente nelle scene iniziali che lo presentano, a sottolineare il rispetto per il lavoro precedente, ma anche la pesante eredità che lo marchia. Il Batman/Bruce Wayne di Affleck, possiamo dirlo, passa l’esame risultando probabilmente tra gli aspetti più riusciti e intriganti della pellicola, caratterizzato com’è da un suggestivo e insolito furore cieco ed emotivo, che lo distacca da quello di Christian Bale avvicinandolo a quello tormentato (e in età avanzata) de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller (alcune tavole del fumetto vengono trasposte in maniera identica all’inizio del film).

La particolare attenzione e centralità del personaggio, d’altronde, si nota nel suo rappresentare il vero fulcro e motore della trama generale, posto che condivide con l’altro miliardario, orfano e “nuova conoscenza” Lex Luthor/Jesse Eisenberg, la cui interpretazione purtroppo non può considerarsi altrettanto esaltante e originale, eccessivamente sopra le righe e interpretata quasi come un Mark Zuckenberg più folle ed insolente, per quanto possa essere simpatica. A vincere, invece, sono i comprimari, dai ritorni di Amy Adams a Diane Lane, alle novità Alfred/Jeremy Irons (il più divertente) e la Senatrice Finch/Holly Hunter, che rappresentano la “reale” parte umana del film nonché il punto di vista più interessante e in un certo senso nuovo rappresentato dalla pellicola, all’interno del panorama dei cinecomic statunitensi.

L’umanità e la sua reazione a questi onnipotenti “superuomini”, punto d’arrivo finale di Man of Steel, appare qui più centrale che mai, a differenza per esempio degli Avengers della Marvel, perlopiù focalizzati sul micro-mondo vissuto dai protagonisti; una mancanza che diventa un’evidente necessità per coinvolgere maggiormente gli spettatori, e che devono aver capito anche alla Casa delle Idee vista la sinossi del prossimo Civil War, caratterizzando questa seconda fase dei fumetti al cinema. La stessa presentazione di Batman, ma ancor più quella di Wonder Woman, infatti, parte dal presupposto che i supereroi al momento sono una realtà, e che la popolarità del genere più remunerativo dell’Hollywood contemporanea (a lungo andare a rischio saturazione, ma forse è ancora troppo presto per parlarne), permette di poter introdurre personaggi in un mondo ormai ben catturato e conosciuto da tutti. Le continue strizzate d’occhio ai fan, di cui anche Batman V Superman è pieno, non sono ormai dei soli easter-egg nascosti e gustosi per pochi, ma sono oltremodo tenuti in piena vista, perché gli stessi autori, Zack Snyder in primis (come J.J. Abrams & co.), sono dei fan (va individuato in questo senso, a proposito, il contributo del personaggio di Gal Gadot nell’economia della pellicola).

La parte più stimolante, almeno dal punto di vista “intellettuale” finisce però qui, e la seconda sezione del film cede il passo completamente alla spettacolarità, come succedeva d’altronde al precedente Man of Steel, per quanto stavolta in maniera decisamente più avvincente ed entusiasmante, visto quantomeno i nomi in gioco. La regia di Snyder si conferma al solito personale e capace sul versante tecnico, contribuendo in maniera più massiccia al piacere puramente visivo, a fronte di una sceneggiatura (firmata, anche qui, ancora una volta da David S. Goyer e Chris Terrio) quasi mai all’altezza, che sembra voler continuamente cercare di sorprendere lo spettatore non riuscendoci, macchiandosi di svolte di trama perlopiù prevedibili se non oltremodo ingenue e poco convincenti. Questo puntuale “tradire” le proprie singole premesse narrative, rispecchia quello che succede all’intero sviluppo del racconto. La differenza più grande tra la Marvel (quella che magari cronologicamente arriva dopo, ma in maniera più cool e mainstream) e la Distinta Concorrenza sono da sempre i toni più “seri” che contraddistinguono questi ultimi. Batman V Superman continua la tradizione, ma solo alla superficie.

Lo scontro ideologico tra i due “gladiatori”, infatti, non trova riscontri concreti al momento del loro faccia a faccia, consumandosi prevalentemente sul piano fisico (se cercate cose del genere, guardatevi la seconda stagione di Daredevil su Netflix), non lasciando all’empatia spettatoriale l’opportunità di esplodere. Arriva la conferma piuttosto, se ce ne fosse ancora bisogno, di quanto la trilogia di Christopher Nolan, nel campo dei cinecomic, vada considerata pressoché unica nel suo genere, per come (almeno nei primi due episodi) tutta l’azione messa in scena fosse funzionale alla semplice ma ammirevole volontà di raccontare una storia, e non viceversa. Batman V Superman delude in questo senso e si potrebbe facilmente demolire su più fronti (e probabilmente molti lo faranno), eppure se spogliato di inopportune aspettative “impegnate” (leggi: dimentichiamoci Il Cavaliere Oscuro), può esser letto come curiosa e stuzzicante macro-premessa alla Justice League che verrà, sperando che almeno stavolta riescano a rispettarla, rimandando quindi giudizi più severi a quando tutto il progetto sarà completato, abbandonandosi perciò al solo intrattenimento visivo e referenziale, almeno per ora.

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