Consigli: Kung Fu Panda 3, Brooklyn, Truth

KUNG FU PANDA 3, BROOKLYN E TRUTH SONO I CONSIGLI DOC DELLA SETTIMANA AL CINEMA

Ode al cinema classico americano, che ci riporta indietro nel tempo e sfodera tre pellicole di stampo hollywoodiano come da tempo non si vedeva. Saoirse Ronan candidata all’Oscar guida la pattuglia del weekend in sala, seguita da Robert Redford, intramontabile volto d’America, e dal tenero Poe, il “guerriero dragone” della Dreamworks che fa il suo terzo ritorno al cinema.

Vediamo i nostri Consigli DOC:

ARIA D’IRLANDA: BROOKLYN

Partendo dall’omonimo romanzo di Colm Tóibín, Nick Hornby concepisce la sceneggiatura di Brooklyn, film diretto da John Crowley. Come per Wild (pellicola di Jean-Marc Vallée), anche in quest’occasione Hornby tratteggia un personaggio femminile in cerca di riscatto da una vita che sembra votata alla miseria e all’infelicità. Il mezzo è sempre il movimento, lo spostamento verso un luogo altro presso cui si tenta di realizzarsi e di dare un senso di completezza al proprio io.

 

 

ARIA DI CINA ANTICA: KUNG FU PANDA 3

Esce in sala il terzo episodio finalmente, Kung Fu Panda 3. Inutile dirvi di correre a vederlo. È indispensabile, per vari motivi. Intanto perché la regia è co-firmata (insieme a Jennifer Yuh) da un italiano, Alessandro Carloni, classe 1978, che dal 2002 lavora per la DreamWorks, e questo ci rende orgogliosi assai (anche se preferiremmo che certi talenti fossero anche riconosciuti in patria). Poi perché l’avventura di Po è molto significativa. Cresciuto con uno step father (padre adottivo) oca, Mr Ping, Po riabbraccia il padre biologico in questo momento cruciale della sua crescita, proprio quando deve diventare insegnante di kung fu.

 

ARIA D’ELEZIONI IN AMERICA: TRUTH 

Ambientato nei mesi precedenti alle elezioni presidenziali del 2004, con George W. Bush concorrente per il suo secondo mandato, Truth segue la vicenda del team creativo di 60 Minutes Wednesday, programma serale del canale televisivo CBS. Mary Mapes è la produttrice dello show, in diretta collaborazione con lo storico anchorman dell’emittente Dan Rather, figura per lei praticamente paterna. Il servizio cardine dell’intera pellicola riguarda lo stesso Presidente, che negli anni ’70 avrebbe usufruito delle proprie conoscenze per entrare nella Guardia Nazionale, evitando così di essere chiamato in Vietnam. L’intera denuncia pone le sue basi su delle “note” che conformerebbero quanto accaduto, le quali, dopo la messa in onda del programma, saranno il principale oggetto di controversia, con dure conseguenze per tutti i personaggi coinvolti.

 

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