Race – il colore della vittoria: recensione

ARRIVA AL CINEMA RACE – IL COLORE DELLA VITTORIA, LA STORIA DELL’ATLETA AFROAMERICANO CHE HA VINTO QUATTRO MEDAGLIE D’ORO ALLE OLIMPIADI DI BERLINO NEL ’36

RACE posterGENERE: storico, sportivo
DURATA: 134 minuti
USCITA: 31 marzo 2016
VOTO: 3 su 5

Ambientato nell’America post-depressione, Race – il colore della vittoria è la storia di James Cleveland “Jesse” Owens e il percorso che lo ha portato a vincere quattro medaglie d’oro nelle Olimpiadi a Berlino nel 1936.
Nel film sono due le storie che scorrono parallele, quella dell’atleta e della preparazione per le qualificazioni e quella più politica che vede il Comitato Olimpico Americano chiamato a prendere una decisione importante: boicottare o meno le Olimpiadi di Berlino in segno di protesta contro Hitler.

Quella di Jesse Owens, qui interpretato da Stephan James, è una storia incredibile: esordisce nello sport agonistico nel 1935 battendo quattro record mondiali in quattro specialità diverse: le 100 yards, le 200 yards piane, le 220 yards ad ostacoli e il salto in lungo.
Grazie a queste vittorie viene convocato per rappresentare gli Stati Uniti ai Giochi Olimpici, ponendosi così in una posizione scomoda tra la comunità degli afroamericani che gli chiede di non prender parte alla nazionale e il suo sogno di poter correre alle Olimpiadi.

Durante le competizioni, l’avversario tedesco Carl Luz Long si dimostra, al contrario dell’ideologia nazista, molto amichevole nei confronti di Owens, tanto che fra i due nasce un profondo legame che durerà fino alla morte di Long, avvenuta in Sicilia durante l’invasione degli alleati nel 1943. Infatti, Carl Luz Long venne arruolato nell’esercito tedesco e spedito al fronte come punizione aver mostrato, al pubblico accorso per i Giochi,  disobbedienza verso l’ideologia del paese.

Dopo aver portato a casa quattro medaglie d’oro e vedersi rifiutata la consueta stretta di mano del Presidente del Paese ospitante, Owens non sarà neanche ricevuto dall’allora presidente Roosevelt. Per ricevere un qualche riconoscimento l’atleta dovrà aspettare il 1976, quando verrà invitato alla Casa Bianca dal presidente Gerald Ford e riceverà la Medaglia Presidenziale della Libertà, il massimo titolo per un civile americano.

Race mostra appieno l’insensatezza delle leggi razziali e di quanto fossero radicate nel senso comune americano, dipingendo uno stato che inorridisce e mette ai voti il boicottaggio dei Giochi Olimpici per le leggi razziali di Hitler mentre il proprio statuto presenta leggi che distinguono i propri cittadini dal colore della pelle.
La storia narrata dal regista Stephen Hopkins si concentra negli anni determinanti per la carriera di Owens, mostrando anche il lato più umano della vicenda, rappresentato dall’amicizia dell’atleta con Larry Snyder, Jason Sudeikis, il proprio allenatore all’Ohio State University, un uomo indurito dalla vita e dalle scelte sbagliate che lo hanno portato a infortunarsi poco prima della partenza per i Giochi Olimpici di Parigi del 1924.

Due ore che raccontano, senza fare sconti agli Stati Uniti, la storia di un giovane ragazzo afroamericano selezionato per rappresentare la propria nazione, grazie al suo talento e alla dedizione, ai Giochi Olimpici organizzati da Hitler per dimostrare la superiorità della razza ariana e che, sbeffeggiando ogni manifesto politico, si porta a casa quattro medaglie d’oro, scrivendo così un pezzo di storia.

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