Touki Bouki, 1973

CINEMA DI IERI PRESENTA “TOUKI BOUKI” DI  DJIBRIL DIOP MAMBETY

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Touki bouki è un film del 1973 diretto da Djibril Diop Mambéty. Mambéty è stato un regista senegalese ed una delle figure principali del cinema africano del ventesimo secolo. Senza aver avuto una vera e propria educazione cinematografica, inizio’ la sua carriera da cineasta girando due cortometraggi. In seguito, realizzò Touki bouki, il suo primo lungometraggio, da molti considerato il suo capolavoro. Scomparve prematuramente all’età di 53 anni, lasciando dietro di se’ un numero esiguo di lavori ma di enorme rilevanza.

I protagonisti del film sono una coppia di ragazzi senegalesi, Mory e Anta. Mory era un pastore ma la sua mandria è stata portata al mattatoio. Adesso vaga per il paese in sella alla sua motocicletta. Anta, invece, è una studentessa universitaria. Sono entrambi stanchi ed alienati dalla società in cui vivono. Sognano di fuggire a Parigi, in una Francia irreale e fortemente idealizzata. Il film li segue mentre tentano, tramite una serie di truffe e furti, di raccogliere i fondi necessari per il viaggio.

La trama del film rievoca altri celebri film del passato come Gangster story o Pierrot le fou. Soprattutto con quest’ultimo la somiglianza è molta. Mambéty, infatti, è stato molto influenzato dalle innovazioni cinematografiche della Nouvelle Vogue. Allo stesso tempo però riesce a mantenere una certa originalità ed indipendenza dal cinema europeo.

Fonte primaria dell’originalità della pellicola è il carattere ibrido della società che ne viene rappresentata. Le gesta della coppia ribelle ed i loro sforzi per lasciare il paese sono solo il punto di partenza per la raffigurazione dell’allora moderna società senegalese e delle sue contraddizioni. Una società in cui modernità e tradizioni sono entrate in conflitto. In cui è in corso un feroce scontro tra civiltà urbana e rurale. In cui le devastazioni dell’eredità colonialista coesistono con la corruzione e l’ipocrisia del neocolonialismo.

Seppur influenzato dalla Nouvelle Vogue, Touki bouki esibisce uno stile personalissimo. La macchina da ripresa, il montaggio e la colonna sonora hanno un ritmo frenetico. Il montaggio è discontinuo ed i tagli da una scena all’altra sono frequenti. La storia non segue una narrativa lineare ed è inframmezzata da diverse sequenze oniriche. Anche l’accompagnamento sonoro – una sapiente miscela di suoni ambientali, tamburi africani, jazz e melodie pop occidentali – aiuta a definire il carattere ibrido della civiltà senegalese.

Il film non si schiera, non assume una posizione precisa nei confronti della situazione della società senegalese. Mambéty ci mostra le bellezze del paese in alcune magnifiche scene di vita quotidiana, ma si rifiuta di sostenere una visione nostalgica del passato africano. Allo stesso modo però rigetta il cieco entusiasmo nei confronti del processo di modernizzazione del paese.

Utilizzando un budget di soli trentamila dollari, Mambéty dà vita ad un vero e proprio poema a fotogrammi che unisce neorealismo e fantasia. Touki bouki, con il suo stile vigoroso ed indipendente, colori brillanti ed una colonna sonora eccellente, è un classico del cinema africano. Un’inimitabile pellicola che merita di essere riscoperta.

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