Zero in condotta, 1933

“ZERO IN CONDOTTA” ED IL PENSIERO ANARCHICO DI JEAN VIGO

bfLd1mD38Fh1j1nBYehusAwbDlVZero in condotta è un cortometraggio o, più esattamente una featurette, diretto da Jean Vigo. Jean Vigo è stato un regista francese che ha contribuito a stabilire il movimento del Realismo poetico nel cinema degli anni trenta. Nel corso della sua breve vita – ammalatosi di tubercolosi, morì all’età di 29 anni –  realizzò quattro film. L’Atlante, il suo ultimo, è tutt’ora riconosciuto come uno dei più grandi film di sempre.

Zero in condotta, però, può essere considerato la pellicola più strettamente personale del regista. La storia, infatti, attinge ampliamente all’infanzia stessa di Vigo. Egli utilizza la propria esperienza di vita nei collegi per ragazzi per descrivere un istituto repressivo e burocratizzato in cui si verificano atti di ribellione da parte degli studenti. Il titolo si riferisce ad un voto che i ragazzi otterrebbero in caso di comportamenti impropri che, come punizione, gli impedirebbe poi di uscire dal collegio la domenica.

Il film ha inizio con la partenza in treno dei ragazzi verso l’istituto. Le vacanze sono finite ed è giunto il momento di tornare a scuola. Nel treno i bambini sono liberi di esprimere la loro naturale innocenza e giocosità. I vagoni diventano teatro dei loro scherzi e divertimenti. In completo contrasto con l’istituto. Qui, il preside ed i professori regnano sovrani. Figure blande ed austere che reprimono la libertà e la creatività dei giovani ragazzi, corrompendone l’animo e rovinandone l’allegria e la giovane spensieratezza. Quando quattro ragazzi, puniti con un “zero in condotta”, decidono di ribellarsi, gli adulti avranno finalmente la peggio.

Zero in condotta è una pellicola dal carattere intrinsecamente anarchico in cui ogni scena emana un forte anelito di ribellione e un certo grado di sregolatezza. Si tratta di un’altra caratteristica in cui si rispecchia la personalità del regista. Più esattamente quell’istinto anarchico che è stato tramandato a Jean Vigo dal padre. Il padre, originariamente nato Eugène Bonaventure Jean-Baptiste Vigo, successivamente cambiato in Miguel Almereyda (anagramma di “Y’a la merde”), è stato una figura rinomata nell’ambiente politico francese. Fu inizialmente un militante anarchico. Successivamente, si avvicinò all’ambiente socialista e democratico. Dopo la Prima Guerra Mondiale fu accusato di tradimento e rinchiuso in carcere, dove perse la vita in circostanza misteriose.

Questa visione anarchica, oltre che nella storia di rivolta dei giovani studenti nei confronti dei maestri, si riscontra soprattutto nel modo in cui il film è stato realizzato. Il film, infatti, è generato da un esaltato entusiasmo ed una specie di desiderio di libertà: libertà nei confronti dello stile narrativo, nei confronti della caratterizzazione dei personaggi e della recitazione, e nel modo in cui il film veniva girato. Jean Vigo lasciava molto spazio all’improvvisazione, introduceva liberamente piccoli sketch comici ed utilizzava improvvisi ed inattesi effetti speciali per specifiche scene. Insomma, faceva un po’ come gli pareva, lasciando, in questo modo, che la giocosità e la libertà della realizzazione del film incarnassero l’ideologia tramandatagli dal padre.

Zero in condotta fu proiettato per la prima volta nel 1933 in un’anteprima stampa e immediatamente proibito dal governo. Fu ritenuto offensivo per le modalità con le quali rappresentava il concetto di autorità. Probabilmente fu anche considerato osceno, a causa dell’intima rappresentazione della vita collegiale dei giovani ragazzi e a causa di qualche lieve accenno a possibili rapporti di carattere sessuale tra di essi.

La proiezione fu vietata fino al 1946 ed in quest’occasione non ebbe molto successo di pubblico. Nonostante tutto, il film dimostrò poi la sua importanza e ne furono riconosciute le eccezionali qualità che, col passare del tempo, lo resero un sicuro punto di riferimento per molti altri famosi registi. Francois Truffaut, ad esempio, gli ha reso omaggio nel suo capolavoro I 400 colpi, mentre il regista Lindsay Anderson ha riconosciuto che il suo film If… è stato ispirato proprio da Zero in condotta.

Anche se la sua carriera è stata drammaticamente breve, Jean Vigo è riuscito ad arricchire il panorama cinematografico con immagini e sequenze indimenticabili. Una di queste è senza dubbio contenuta in Zero in condotta, dove la scena dell’insurrezione in pigiama degli studenti descrive una lotta coi cuscini spettacolare e rappresenta un momento straordinariamente liberatorio.

Zero in condotta è un piccolo film, a tratti un po’ impacciato ed immaturo, ma, allo stesso tempo, artisticamente innovativo. Una poesia surrealista in pellicola, che esprime direttamente una sensibilità rivoluzionaria e che rispecchia chiaramente la personalità del regista.

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