The Legend of Tarzan: recensione

IL RICHIAMO DELLA FORESTA: CON DAVID YATES, TARZAN RITORNA NELLA GIUNGLA IN UN FILM A TEMATICHE AMBIENTALISTE

the legend of tarzanGENERE: avventura

DURATA: 109 minuti

USCITA IN SALA: 14 luglio 2016

VOTO: 4 su 5

Sono passati diversi anni da quando l’uomo conosciuto come Tarzan (Alexander Skarsgård) ha lasciato la giungla africana per abbracciare una vita più borghese, facendosi apprezzare nell’alta società con il nome di John Clayton III, Lord Greystoke, accanto alla moglie, l’amata Jane (Margot Robbie). Un evento lo farà ritornare in Congo, in veste di emissario al commercio del Parlamento, accompagnato da George Washington Williams (Samuel L. Jackson), un afroamericano deciso a provare la colpevolezza del Belgio in materia di schiavitù, e da Jane stessa, che non vuole lasciarlo andare da solo. In Africa lo attenderanno non solo vecchi amici e nemici, ma anche la vendetta del capitano belga Leon Rom (Christoph Waltz). Tra complotti e piani ben congedati, nessuno ha idea di cosa li attenda veramente nella giungla nera.

Dopo quattro film di Harry Potter, David Yates torna dietro la macchina da presa per dirigere, in chiave moderna, la storia di Tarzan, adattandola come una sorta di sequel. Proprio di questo si parla infatti: grazie ai flashback, in The Legend of Tarzan assistiamo alla nascita dell’uomo divenuto leggenda, ne vediamo la sua crescita fino all’incontro con l’amata Jane. John Clayton però è un uomo che, almeno all’inizio della pellicola, sembra volersi scrollare di dosso l’appellativo di Tarzan, ribadendo più volte di non essere più quella leggenda di cui parlano tutti. Basta però il ritorno nella giungla, qualche carezza con dei leoni, canti di una tribù amica e lotte con i gorilla per far scendere la lacrimuccia e sentire il richiamo della foresta. Sopratutto se in mezzo c’è la vita della sua Jane.

Alexander Skarsgård (l’ex vampiro Eric Northman della serie True Blood) presta un fisico scultoreo e un viso che sembra privo d’espressione (ma in realtà è la parte che lo richiede) a un Tarzan nuovo e moderno, quasi un supereroe fatto apposta per le nuove generazioni. Yates gioca anche sulla bellezza di Margot Robbie, attrice lanciatissima quest’anno (la vedremo in Suicide Squad nel ruolo di Harley Quinn), per creare una Jane indipendente e forte, un’eroina consapevole della sua forza, che non ha certamente paura di affrontare il temibile Leon Rom. Christoph Waltz è ormai abbonato ai ruoli da villain, qui non ha scrupoli nell’uccidere e stritolare con un rosario fatto da tela di ragno. Il suo Rom è un personaggio spietato, ma fatto di humor, che lo rendono solo più affascinante. Nota d’onore a Samuel L. Jackson che con fucile e qualche pistola ci fa ricordare i suoi tanti ruoli tarantiniani: pallottole e sarcasmo sono garantiti.

Con The Legend of Tarzan, David Yates tocca con mano un’ambiente esotico e usa la storia dell’eroe della giungla per trasmettere un messaggio ambientalista sempre attuale. Il pericolo della deforestazione, della società moderna che irrompe in paesaggi paradisiaci e la celebrazioni delle specie animali (gli elefanti, come anche dimostrato nel live action de Il Libro della Giungla, sono il cuore pulsante del continente nero nonché animali considerati sacri) sono ciò che l’uomo deve preservare se non vuole distruggere se stesso e il suo pianeta.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.