Spira Mirabilis: recensione

SPIRA MIRABILIS: LA POETICA DEI QUATTRO ELEMENTI ATTRAVERSO ALTRETTANTE STORIE DI IMMORTALITÀ

Spira Mirabilis Locandina

GENERE: documentario

DURATA: 121 minuti

USCITA IN SALA: 22 settembre 2016

VOTO: 3 su 5

Un gruppo di nativi americani celebra un funerale e racconta della storica ribellione indiana in South Dakota durante cui la comunità fu massacrata dalle autorità statunitensi; uno scienziato giapponese specializzato nello studio delle meduse “immortali”, in grado di ringiovanire e sconfiggere la morte, e alle quali dedica anche una canzone; i creatori dello Hang, strumento musicale unico al mondo e creato solamente a mano con una tecnica raggiunta dopo anni di sperimentazioni sulla materia; un gruppo di operai a lavoro sulla sistemazione delle statue marmoree del Duomo di Milano. Il tutto intervallato dalla lettura di alcuni passi di Borges da parte di una famosa attrice francese, Marina Vlady, tratti dall’Aleph e dedicati al tema dell’immortalità.

Queste le quattro storie protagoniste di Spira Mirabilis, ultimo lavoro documentario della coppia di documentaristi composta da Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, presentato in concorso a Venezia 73. Ognuna è simbolo di un elemento: la terra è rappresentata dalle statue del duomo, l’acqua dalle meduse, il fuoco dai nativi americani, l’aria dallo Hang.

Quattro racconti che si incastrano tra loro, creando una storia inizialmente frammentaria e confusa che però prende via via forma, proprio come i singoli elementi trattati si manifestano, prendono corpo e narrano di sé stessi e di ciò che diventano. E allora lo spettatore capisce che tutto ha uno scopo, tutto ha una finalità, tutto tende a quel concetto di immortalità declamato tanto solennemente dalla Vlady, illuminata soltanto dalla luce di un proiettore nel buio di una sala.

D’Anolfi e Parenti in Spira Mirabilis mettono in scena tutta la poetica di cui sono in grado, toccando picchi altissimi non solo concettualmente ma anche visivamente, grazie a buone regia e fotografia, intervallate da materiale di repertorio. Quello che ne deriva è film sperimentale di qualità, che si figura però ben lontano dall’essere un prodotto di massa. Spira Mirabilis rimane un lungometraggio d’élite, che si chiude unicamente a un pubblico ristretto e paziente, e che crea invece spaesamento nella maggior parte della platea, che si sente lontana dal film proprio come lo è da quel concetto di immortalità declamato.

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