Al giorno d’oggi il lavoro te lo devi inventare: un corto di Mario Vitale

UN CORTO MADE IN ITALY SUL TEMA ATTUALISSIMO DEL LAVORO, SUI SOGNI E LE LORO DIFFICOLTA’

cortoSemifinalista al Los Angeles CineFest, “Al giorno d’oggi il lavoro te lo devi inventare” è il titolo del corto diretto da Mario Vitale, nonché una mini discesa angosciante nel difficile mondo del lavoro ai giorni nostri, e sui sogni (ir)realizzati. Protagonista è Giovanni (Francesco Aiello) nei panni di un uomo appassionato del proprio lavoro, ma con un passato legato da artista: l’unico sogno che gli è rimasto per andare avanti nella vita. Giovanni decide di portare avanti la tradizione di famiglia facendo il falegname, consapevole però che quella non è la strada che voleva percorrere. Poi c’è Umberto (Fabrizio Ferracane), uomo d’affari senza scrupoli che, per accrescere i suoi guadagni, estorce denaro a persone disperate, come ad Adele (Sara Andreoli). Giovanni e Umberto sono due uomini le cui strade non si incontrano mai, ma i cui destini sembrano legati indissolubilmente a un unico filo conduttore: un ideale simbolico.

Al giorno d’oggi il lavoro te lo devi inventare è il titolo del corto di Vitale, ma è anche una frase che ultimamente si sente spesso tra i giovani in cerca di un impiego. Dopo l’esordio con il pluripremiato Il Tuffo, il regista classe ’85 torna a trattare di quel protagonista che aveva lasciato nel precedente lavoro, raccontandone cosa accade quando “si resta a galla”: Vitale riflette sul concetto di “sapersi adattare”, quella capacità che tutti posseggono per poter sopravvivere ed esplora il tema attraverso due punti di vista.

Giovanni è quello più ancorato al passato che sceglie di adattarsi con un lavoro umile, accantonando i suoi sogni artistici, però riuscirà a fondere le due cose nel suo impegno attuale, senza necessariamente abbandonare la sua idea iniziale. Umberto invece si inventa un lavoro, quello più comune, estorcendo soldi a persone che vogliono veramente lavorare ma che, per una cosa o un’altra, non riescono. Nella sua rete cade infatti l’eterea Adele, che si mette in gioco fino ad umiliarsi.

Mario Vitale racconta due storie parallele che rappresentano, in un modo o nell’altro, quel mondo così complicato e impossibile del lavoro, diventando un universo lontanissimo dove pur di guadagnare si è costretti a dimenticare (o quasi) se stessi.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.