Vi presento Toni Erdmann: recensione

VI PRESENTO TONI ERDMANN, UN’OPERA CHE NON CONVINCE FINO IN FONDO

locandina toni erdmannGENERE: Drammatico

DURATA: 164′

USCITA IN SALA: 23 febbraio 2017

VOTO: 2 su 5

Vi presento Toni Erdmann è il film di Maren Ade basato sul complicato ma tenero rapporto di una giovane donna manager, dedita solo al successo e alla carriera, con l’eccentrico padre. Quest’ultimo fa di tutto per farle tornare il senso dell’umorismo e la leggerezza della vita. Quando Winfried irrompe nella vita tranquilla e ordinata della figlia Ines domandandole semplicemente “Sei felice?”, la sua incapacità di rispondere segna l’inizio di un profondo sconvolgimento. Il padre per aiutarla a ritrovare se stessa decide così di inventare il curioso personaggio di Toni Erdmann.

Partendo dal presupposto che non si capisca bene a quale genere cinematografico appartenga la pellicola in quanto a scene divertenti si alternano momenti drammatici, il punto forte di Vi presento Toni Erdmann sono i temi affrontati nel corso delle due ore e mezza di proiezione. In primo luogo si analizza la storia di una donna in carriera che non ha mai vissuto una vita all’insegna della leggerezza e del divertimento, ma bensì è tesa a dare la priorità al suo lavoro di manager aziendale, perdendosi la possibilità di essere veramente felice. In secondo luogo il lungometraggio affronta l’importanza di avere un posto fisso sul lavoro e cosa si è disposti a fare per mantenerlo.

Nonostante l’ottima prova d’attore degli interpreti principali – in primis Peter Simonischek (Winfried) e Sandra Hüller (Ines) – , il film risente della mancanza di una linearità nella narrazione perchè le scene che si susseguono non sempre hanno un nesso logico. Inoltre emerge la presenza di buchi narrativi che non facilitano la comprensione dello spettatore. Cosa è successo? Quanto tempo è passato? Che fine ha fatto quel personaggio? Questi sono alcuni dubbi che potrebbero inculcarsi nella mente di chi assiste alla visione. C’è anche da dire che i personaggi presenti non sono stati caratterizzati al meglio e diviene difficile, almeno in principio, comprendere il loro reale ruolo nel progetto.

Da notare è anche la semi-totale mancanza di una colonna sonora e la comicità data prevalentemente dalle maschere indossate dal protagonista. Sarà davvero Winfried il personaggio principale della storia? Ce lo chiediamo perchè nel corso del film ci sono momenti in cui il padre scompare per diverso tempo, lasciando maggior spazio alla storia della figlia Ines. Che il regista abbia voluto concentrarsi su di essa per permettere al pubblico di comprendere il vero senso della pellicola e della presenza di Toni Erdmann?

Noi crediamo sia proprio così: l’uomo ha senso di esistere nel momento in cui il padre cerca di farle capire che nella vita esiste qualcosa di più importante del lavoro: la felicità, il benessere interiore. Imprevedibile e ricco di sfumature interessanti a livello psicologico, il progetto gode di scene empatiche che il pubblico non potrà fare a meno di apprezzare, nonostante l’andamento molto lento e le battute un po’ fiacche.

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