Lion – La strada verso casa: recensione

LION – LA STRADA VERSO CASA: LA VERA STORIA DI SAROO CHE CON GOOGLE EARTH HA RITROVATO LA SUA FAMIGLIA IN INDIA

lionGENERE: drammatico

DURATA: 129 minuti

USCITA IN SALA: 22 dicembre 2016

VOTO: 3 su 5

Saroo è un bambino indiano che a 5 anni si addormenta su un treno diretto a Calcutta mentre aspetta il ritorno del fratello maggiore al quale è molto legato. Trovato dalle autorità, non riesce a spiegare da dove viene, è perciò impossibile che possa tornare dalla madre. Viene adottato da una coppia australiana, e solo molti anni dopo, quando è ormai adulto, utilizzando Google Earth riesce ad analizzare una per una le stazioni ferroviarie dell’India finché non riesce a trovare quella giusta, di cui ha conservato il ricordo.

Lion – La strada verso casa è un’incredibile storia vera, adattamento del libro autobiografico di Saroo Brierley, A Long Way Home. Il film diretto da Garth Davis, al suo lungometraggio d’esordio, ha diversi elementi che rimandano alla fascinazione di Hollywood per l’India, mostrata con grandi e belle vedute, usanze e tradizioni, ma anche in tutta la sua povertà. Per contrasto troviamo poi l’Australia, la potenza della tecnologia, del computer, delle fotografie satellari, del progresso.

Saroo, cresciuto in due ambienti opposti, è sempre messo in relazione a due figure speculari: i due fratelli e le due madri. Da piccolo viene accudito dal fratello a cui è legatissimo, ma dopo, nella nuova famiglia, i ruoli si invertono ed è lui a preoccuparsi del fratellastro, sbandato e segnato dai traumi dell’infanzia che l’amore della nuova famiglia non ha potuto curare. E se da una parte trova una madre adottiva che gli dona un futuro che difficilmente l’India gli avrebbe riservato, dall’altra il ricordo per la madre biologica lo spinge alla ricerca: il loro rapporto, così come quello con il resto della sua famiglia, è rimasto in sospeso e deve arrivare ad una conclusione, che deve essere il loro ricongiungimento.

Ciò avviene solo grazie all’aiuto della tecnologia. Saroo non ricorda nulla, nemmeno il nome della sua città. Ha solo un’immagine ben stampata nella memoria, che è quella della stazione ferroviaria da cui il suo viaggio di non ritorno ha preso il via. Inizia perciò a rastrellare a fondo ogni foto satellitare fornita da Google Earth, seguendo il percorso dei treno in partenza da Calcutta, fino al ritrovamento del suo villaggio.

Per quanto riguarda le interpretazioni, ci si chiede il perché della performance di Rooney Mara, una delle sue più insensate e discutibili di sempre, mentre sono molto bravi Nicole Kidman e Dev Patel (tra l’altro candidato agli Oscar 2017 come Miglior attore non protagonista), ma è incredibile il piccolo interprete di Saroo, il giovanissimo Sunny Pawar.

Infatti, nonostante la parte della storia dedicata alla vita di Saroo adulto e alla ricerca della sua famiglia sia la chiave di svolta della vicenda, centrale nel film e più affascinante rimane di certo quella del passato, dell’infanzia, che il regista mostra attraverso lo sguardo attento e furbo, credibile in ogni momento, del piccolo Saroo.

Certo è che il lieto fine aleggia costantemente nell’aria, e quindi il “the end” tra baci e abbracci nella terra natia non stupisce più di tanto lo spettatore: il percorso di Lion sembra quasi volerlo preparare a questo, talvolta scadendo nel melenso. Ciò non toglie che sia un film piacevole, che vale la pena di essere visto per conoscere un grande piccolo interprete che speriamo possa avere una lunga e prospera carriera, e una storia vera che lascia ancora sperare nel potere dell’amore, che sia legato a un rapporto di sangue o meno.

 

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