Smetto Quando Voglio – Masterclass: recensione

LA BANDA DEI RICERCATORI È TORNATA CON UN CAPITOLO “MASTERCLASS” E SI RIDE ANCORA

smetto quando voglio masterclass locandinaGENERE: commedia

DURATA: 118′

USCITA IN SALA: 2 febbraio 2017

VOTO: 3,5 su 5

La banda dei ricercatori di Smetto quando voglio è tornata di nuovo in azione. Nel secondo capitolo del successo diretto da Sydney Sibilia, Piero Zinni (Edoardo Leo) è finito in carcere e rischia 10 anni di reclusione, accusato di essere un criminale per aver creato una smart drug, droga legale. Mentre i suoi colleghi se la sono cavata come meglio possono, adeguandosi a nuovi lavori, stavolta la legge chiede il loro aiuto. Il brillante ispettore Paola Coletti (Greta Scarano) si rivolge a Pietro per rimettere su la banda, creando una task force che entri in azione smantellando il crescente uso di smart drugs. E chi meglio di loro? In cambio, la polizia ripulirà le loro fedine penali, e Pietro ne ha disperatamente bisogno perché sta per diventare padre. Tra vecchi elementi e nuovi “cervelli in fuga” (chi è a Lagos, come il signore della guerra low cost Lucio Napoli, chi a Bankgog come l’anatomista teorico Giulio, e chi a Città del Vaticano), i ricercatori tornano in servizio agendo indisturbati – o quasi – nell’ombra. Tra molteplici imprevisti, tentazioni, nemici, inseguimenti ed esplosioni, riusciranno a portare a termine la loro missione?

Pur restando sul tema che rese popolare il primo film, Smetto Quando Voglio – Masterclass è un secondo capitolo più maturo, intelligente e ancora divertente. La banda di “buoni e giusti”, chiamata anche “ricercatori della Magliana”, fa il verso ai celeberrimi Avengers o Guardiani della Galassia del franchise Marvel – gli appassionati di questi film coglieranno le sottili somiglianze, tant’è vero che Pietro e Alberto (interpretato da Stefano Fresi) si atteggiano proprio da drama queen-modelli Iron Man e Captain America all’italiana. La formula che rende vincente anche Smetto Quando Voglio – Masterclass è quella del non inserirsi in un genere ben preciso, ma di saper sperimentare e unire stili differenti. C’è la commedia, c’è l’action (l’inseguimento sulla Cristoforo Colombo), se vogliamo c’è anche un pizzico di romanticismo nel descrivere i “cervelli in fuga”, riferendosi a quei giovani che purtroppo fuggono dal Bel Paese per tentare fortuna e lavoro altrove.

Sibilia scherza con il suo cast, ormai a proprio agio nei ruoli a loro imposti, così come le new entry, che entrano subito in sintonia con i personaggi e con il pubblico. Al di là del cast corale al maschile, c’è spazio per ribaltare lo stereotipo dell’ispettore uomo. Greta Scarano, piccola, minuta ma con una grande forza di volontà, dà lo smacco a quei pregiudizi italiani comportandosi a mo’ di detective all’americana, tanto apprezzata nelle serie tv d’Oltreoceano (“Non cominciate a dire che una donna non può fare l’ispettore”.)

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.