Omicidio all’italiana: Recensione

MACCIO CAPATONDA DENUNCIA IL TURISMO DELL’ORRORE NEL GROTTESCO OMICIDIO ALL’ITALIANA

omicidio all'italiana locandinaGENERE: commedia, grottesco

DURATA: 99′

USCITA IN SALA: 2 marzo 2017

VOTO: 3 su 5

Nel piccolissimo paese abruzzese di Acitrullo (16 abitanti la cui età media è di 68 anni), il sindaco Piero Peluria (Maccio Capatonda) inscena l’omicidio di un’anziana e ricca signora, in realtà morta per soffocamento, al fine di contrastare lo spopolamento e rendere famoso il paesino. Con l’aiuto del fratello Marino (Herbert Ballerina), che sogna di fuggire da Acitrullo per trasferirsi a Campobasso, il piano riesce incredibilmente, e ben presto il paese viene inondato di giornalisti e troupe televisive, nonché di turisti che accorrono per farsi fotografare nei luoghi della supposta tragedia e acquistare souvenir a tema.

Dopo aver portato al cinema la sua comicità surreale con Italiano Medio, dove prendeva in giro la società consumista moderna, Maccio Capatonda torna a parlare del nostro Paese con Omicidio All’Italiana. Stavolta, il comico di Mariottide schernisce con sagace e violenta ironia il cosiddetto turismo dell’orrore, ovvero quell’interesse viscido verso le località teatro di efferati delitti, che sono stati al centro dei mass media, i cui salottini televisivi non hanno fatto altro che trasformare le tragedie in spettacolo. Con Omicidio All’Italiana, Capatonda punta a superare la realtà stessa, portando tutto al surrealismo e al grottesco. Si ironizza su qualunque cosa, a partire dal programma “Chi l’acciso”, condotto da una Sabrina Ferilli in veste di giornalista-salva-audience, che fa il verso all’entertainment delle reti generaliste: “Ciò che passa nella scatola della tv diventa puro intrattenimento e la verità non conta più”.

Omicidio All’Italiana dissacra “i bei politici”, mostrando come la politica compra senatori e assessori in un’asta online davvero bizzarra; Capatonda non lascia scampo neanche all’emergenza profughi, che “fanno sempre notizia”; ridicolizza infine le forze dell’ordine, che rimpiccioliscono di fronte il mondo dell’informazione e dei giornalisti, diventati spietati killer a caccia dell’ultimo scoop. Maccio Capatonda fa discutere e può piacere oppure no: la sua arte è grottesca e troppo esagerata, per questo spesso viene sottovalutata. Eppure, sotto la sua cruda messa in scena dell’orrore non fa altro che dipingere un triste ritratto del nostro Paese, e per questo non lo si può biasimare.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.