Libere, disobbedienti, innamorate: recensione

LIBERE, DISOBBEDIENTI, INNAMORATE RACCONTA LA STORIA DI TRE DONNE ALLE PRESE CON LA VITA NELLA DIFFICILE REALTÀ DI TEL-AVIV

Libere, disobbedienti, innamorateGENERE: drammatico

DURATA: 103 minuti

USCITA IN SALA: 6 aprile 2017

VOTO: 4 su 5

È un film pieno di vita, Libere, disobbedienti, innamorate, la sorprendente opera prima di Maysaloun Hamoud, regista ungherese ma cresciuta vicino Israele.

Il titolo italiano è alquanto imbarazzante e fuorviante rispetto all’originale In between, che rappresenta al meglio il contenuto della pellicola ambientata a Tel Aviv. Protagoniste sono tre donne, alle prese con la costruzione della propria identità nonostante le rigide regole della società in cui vivono.

Laila (Mouna Hawa) è un’avvocatessa emancipata, beve, fuma, ama ballare e sedurre; Salma (Sana Jammelieh) è una dj lesbica che di giorno lavora in un bar, con genitori fortemente devoti alla tradizione; Nour (Shaden Kanboura), la loro nuova coinquilina, è una studentessa modello, vittima della sopraffazione maschilista.

Tre giovani donne arabe, tre amiche e coinquiline in bilico tra Oriente e Occidente, in una città piena di stimoli e tensioni, che trasuda sesso, voglia di vivere e cultura underground. Ognuna in modo diverso cercano di vivere la quotidianità e affermare se stesse, in un mondo maschilista che le vorrebbe solo mogli e madri.

Vincitore di numerosi premi a festival internazionali, Libere, disobbedienti, innamorate racconta la società palestinese in modo inedito per il cinema, senza fare riferimenti a guerre e conflitti, che pure fanno perennemente parte della vita quotidiana di chi vive in quei luoghi.

Attraverso le storie delle tre amiche, la regista cerca di mostrare il percorso di emancipazione delle donne nonostante le numerose limitazioni alle libertà femminili e i giudizi della gente, in una metropoli circondata da usanze e tradizioni islamiche. Infatti, Tel Aviv è solo apparentemente moderna e liberale, in quanto ci sono ancora uomini che non approvano l’evoluzione della donna e che non si impegnano seriamente con ragazze considerate troppo libere. E ci sono anche famiglie che cercano di combinare matrimoni e minacciano di rinchiudere la propria figlia in manicomio, dopo la scoperta della sua omosessualità.

La pellicola può certamente essere interpretata come un invito rivolto alle donne di tutto il mondo di pretendere la propria libertà, di essere emancipata e indipendente nella creazione della propria esistenza.

Le donne di Libere, disobbedienti, innamorate, lontane dagli stereotipi della donna araba, pagano a caro prezzo la loro indipendenza. Saranno picchiate, derise, mortificate, stuprate e tradite: dalle loro famiglie, dal loro fidanzato e da parte della società. Ma nonostante questo non chinano il loro capo. Con il cuore infranto e il volto rigato dalle lacrime proseguono per la loro strada, alla conquista del loro posto nel mondo.

L’opera prima di Maysaloun Hamoud rappresenta un bell’esordio per la regista, che pone una particolare attenzione alla colonna sonora, portando sullo schermo un universo femminile con il quale non si può fare a meno di solidarizzare.

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