Tutti i soldi del mondo: recensione

RIDLEY SCOTT ALLA REGIA DI TUTTI I SOLDI DEL MONDO: IL MIRACOLO DI CHRISTOPHER PLUMMER, VERO VALORE DEL FILM

tutti i soldi del mondo posterGENERE: drammatico

DURATA: 132 minuti

USCITA IN SALA: 4 gennaio 2018

VOTO: 3 su 5

Se foste l’uomo più ricco al mondo, paghereste il riscatto di vostro nipote? Se per molti la risposta è affermativa e scontata, non sempre è stato così.

Era il 1973 quando al petroliere J. Paul Getty venne comunicato dall’ex nuora Abigail il sequestro di suo nipote Paul Getty III con relativa richiesta di riscatto: 17 milioni di dollari. Nulla in confronto al suo patrimonio, considerato che è stato il più ricco del mondo e fra i primi ad aver superato il miliardo. Eppure, all’epoca, Getty disse no, perché “Ho 14 nipoti. Se tirassi fuori un centesimo avrei 14 nipoti rapiti”. Solo quando l’orecchio destro del ragazzo venne inviato alla redazione de Il Messaggero il riscatto (di quasi 2 miliardi di lire) venne pagato e Paul rilasciato.

Una storia vera, come viene specificato all’inizio e alla fine di Tutti i soldi del mondo, pur sottolineando come alcuni fatti siano stati però modificati per scopi cinematografici. Ecco, questo dettaglio è fondamentale da sapere prima di andare al cinema, perché chi pensa di assistere alla proiezione di un film d’inchiesta, che ripercorre i passi di quella triste tragedia, ne rimarrebbe deluso. Sono infatti molti i dettagli di fantasia inseriti nella storia, che snaturano la realtà dei fatti. Emblematico in questo senso il finale, che sembra voler redimere il tirchio nonno, dopo aver pensato al bene della famiglia, concedendogli una fine solitaria, circondato solo da beni e opere d’arte, quando invece bisogna ricordare che la sua morte avvenne ben due anni dopo il rilascio di Paul, al quale venne chiesta la restituzione dei soldi prestati per pagare il riscatto, con tanto di interessi.

Nonostante questo, Tutti i soldi del mondo è un buon film, che ben rielabora i fatti accaduti intrecciandoli con nuovi eventi totalmente inventati, e creando quindi una nuova storia che riesce sempre e chiaramente a porre al centro del discorso la tematica dei soldi, come vera protagonista. Si discute su cosa sia inestimabile o no e si riflette su quanto davvero valga la vita umana, lasciando da parte ogni forma di sentimentalismo, ma sempre oscillando tra dramma e tensione, con una suspense che anche nel finale non manca.

I soldi non hanno mezze misure: da una parte non ce ne sono, dall’altra sono così tanti da non poter essere contati. Soldi in ogni dove, in ogni discorso; i soldi diventano questione di vita o di morte. E le due misure prendono il volto di due protagonisti, da una parte Abigail, madre di Paul, che darebbe anche l’anima per salvare il figlio, dall’altra il nonno, che non si accontenta di ciò che ha e preferisce spendere i suoi soldi in opere d’arte o in investimenti che possano essere scaricati. Michelle Williams è una madre che non vuol arrendersi, testarda e determinata, Romain Duris un rapitore mai pentito, ma piuttosto affezionato e intenerito, Marco Leonardi un credibilissimo capo mafioso (e solo uno dei tanti italiani chiamati a ricoprire ruoli minori nel film); i tre sono molto più in parte di altri tra cui Mark Walberg, un po’ sottotono nel ruolo di un ex agente incaricato di indagare sul sequestro.

Due parole a parte, invece, vanno spese per Christopher Plummer. L’attore è stato chiamato a film finito e pronto per la distribuzione per sostituire Kevin Spacey, travolto dalle accuse di molestie. Il regista Ridley Scott ha reputato inopportuno lasciare così le cose e ha deciso di rigirare tutte le sue scene sostituendolo, in soli 9 giorni. L’interpretazione di Plummer è perfetta e alza decisamente il valore del film, per il quale ha già ottenuto un candidatura ai Golden Globe, e probabilmente non mancherà neanche quella agli Oscar. Insomma, è riuscito in un miracolo, in una “mission impossible” che potrebbe aver salvato il film da quello che Scott ha probabilmente pensato sarebbe stato un suicidio mediatico. Anche se rimarrà sempre il dubbio del confronto, e speriamo che in futuro, in qualche modo, sarà possibile vedere l’ultima interpretazione di Spacey (ma sarà davvero l’ultima?).

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