Hereditary – Le radici del male: Recensione

Angosciante horror che trascina lo spettatore fino all’inquietante e sconvolgente finale

hereditary-posterGENERE: orrore, thriller

DURATA: 122′

USCITA IN SALA: 25 luglio 2018

VOTO: 4 su 5

Quando sua madre Ellen Graham muore, Annie (Toni Collette) e la sua famiglia iniziano a svelare segreti criptici e sempre più terrificanti sulla loro ascendenza. Più cose scoprono, e più dovranno tentare di superare il sinistro destino a cui sembrano destinati a soccombere, senza via di scampo.

Che sia una storia di follia o semplicemente il racconto di una verità nascosta, Hereditary – Le radici del male sa come inquietare il pubblico dall’inizio alla fine. Ari Aster, regista al suo esordio cinematografico, regala un film angosciante, dove pervade un senso di inadeguatezza fin dalla prima sequenza. Ogni dettaglio è fondamentale per capire il mondo minuzioso di Annie Graham (la bravissima ed espressiva Toni Collette): dal suo grido disperato dopo la morte della madre, alle urla strazianti quando viene sommersa da un’altra tragedia, tutto ci porta a dubitare che la donna sia in bilico tra la sanità mentale e la pura pazzia. Annie è un’artista, ama realizzare miniature di case, che arreda nei minimi particolari con tanto di bamboline al suo interno. Un tratto tangibile, come volesse fissare ogni momento della sua vita imperfetta.

Le ambientazioni cupe (quasi tutte le scene si svolgono di notte) che sfiorano il claustrofobico (perché girate all’interno della casa) aumentano la suspense, incalzata da una musica che raggela il sangue. Hereditary – Le radici del male segue un filone horror che ricalca il più recente Sinister (c’è anche qui una bambina presa di mira, la piccola esordiente Milly Shapiro, il cui sguardo malinconico e impenetrabile colpisce), ma turba lo spettatore con l’ombra diabolica di Rosemary’s Baby (c’è un’oscura presenza che inquieta la vita famigliare dei Graham) e il sorprendente The Witch. Come in ogni horror in cui c’è una maledizione, nulla viene dato per scontato. E fino agli ultimi, sconvolgenti, minuti, lo spettatore rimane turbato, cercando di spiegare ciò che ha appena visto.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.