GRETA DI NEIL JORDAN, GRADITO RITORNO DEL THRILLER PSICOLOGICO COME NON SE NE VEDEVANO DA TEMPO
Il regista irlandese Neil Jordan, chiusa la parentesi televisiva de I Borgia, si cimenta in un genere da lui ancora inesplorato. Il thriller psicologico, come quelli che proliferavano negli anni ‘90 e che negli ultimi anni sono scomparsi dalle sale. Un film sull’ossessione, sull’attaccamento morboso.
La giovane Frances McCullen (Chloë Grace Moretz) vive a New York insieme all’amica Erica (Maika Monroe). Un giorno in metropolitana trova abbandonata sul sedile di una carrozza una borsa costosa. Avendo trovato anche la carta d’identità all’interno della borsa decide di fare la cosa giusta e riportarla a legittimo proprietario. È così che incontra Greta Hideg (Isabelle Huppert), una donna rimasta sola dopo la morte del marito e la partenza della figlia. Frances, da par suo, avendo da poco perso la madre, è particolarmente sensibile alle attenzioni della donna e tra le due inizia una stretta amicizia. Tuttavia Greta nasconde un secondo fine ben più perverso, un piano macabro, che la spinge a non mollare la preda, neanche quando la ragazza decide di interrompere la relazione.
Una storia di questo tipo funziona solo con un cast che si lasci andare completamente a quanto richiesto dal ruolo e qui abbiamo una straordinaria Isabelle Huppert, la quale passa con disinvoltura da pseudo-madre affettuosa a stalker psicopatico, e la luminosa Chloë Grace Moretz come ingenua vittima della situazione. Gli appassionati del genere si faranno difficilmente sorprendere da certi risvolti narrativi, tuttavia verranno completamente risucchiati in una trama che non lascia via da scampo e potranno ritrovare quelle sensazioni di costante tensione che purtroppo al cinema mancavano da tempo.
Come Glenn Close o Rebecca De Mornay prima di lei, Huppert fa la parte del leone, soprattutto quando porta la sua ossessione agli estremi. Quando mette giù la maschera e si trasforma nella squilibrata disposta a tutto pur di ottenere l’oggetto del suo desiderio. Moretz le fa da giusto contraltare, andando anche oltre l’iniziale ingenuità e arrivando in più di un’occasione al confronto a viso aperto. Sequenze che non mancano di fare scintille.