C’era una volta a… Hollywood: recensione

C’ERA UNA VOLTA A HOLLYWOOD, VIAGGIO NEL TEMPO NELLA LOS ANGELES DEL 1969, SECONDO QUENTIN TARANTINO

locandina c'era una volta a hollywoodGENERE: drammatico

DURATA: 161 minuti

USCITA IN SALA: 18 settembre 2019

VOTO: 4.5 su 5

Partiamo subito col dire una cosa, che potrebbe sembrare ovvia, ma di questi tempi è sempre meglio puntualizzare, questo è un film che va visto sul grande schermo, al cinema, seduti su una poltroncina neanche troppo comoda, senza distrazioni di sorta. C’era una volta a… Hollywood è al tempo stesso puro Tarantino e quanto di più lontano da Tarantino ci possa essere. È un film che cuoce a fuoco lento, che a tratti può sembrare addirittura che giri senza una meta, che solo se ‘costretti’ in una sala cinematografica può essere apprezzato in pieno. È una lunga prefazione che punta dritto verso la tragedia ben nota. Lo stesso regista ha dichiarato di non essere interessato a raccontare una storia, ma piuttosto nello spendere una giornata nella vita di questi personaggi.

Rick Dalton (Leonardo Di Caprio), un attore televisivo, celebre alla fine degli anni ’50, il quale stenta a fare il salto di qualità nelle pellicole cinematografiche, vuoi perché i tempi stanno cambiando (sono arrivati gli Hippie!) vuoi perché il pubblico non lo accetta al di fuori degli western. La sua controfigura Cliff Booth (Brad Pitt) diventato nel frattempo chauffeur, confidente, ombra dell’attore. E infine l’astro nascente Sharon Tate (Margot Robbie), da poco sposata con Roman Polanski, che vive Hollywood come un sogno, tra innocenza bambina e il lusso sfrenato di feste alla Playboy Mansion.

Se sembra che nel film non succeda nulla è solo apparenza, all’uscita dal cinema sono tanti i momenti che torneranno alla mente. Tarantino ha creato un film che entra sottopelle. Come detto, da un lato va contro ogni aspettativa, sotto un altro punto di vista rientra di diritto nel suo stile: prendiamo The Hateful Eight o Django Unchained per esempio, entrambi con una lunga e lenta introduzione che pone le basi all’esplosione finale.

In tutto questo c’è la ricostruzione della Hollywood del 1969, assolutamente meticolosa nei dettagli, non c’è una nota fuori posto, è una full immersion in un’epoca passata, e da Quentin Tarantino non ci si potrebbe aspettare niente di diverso. Un cast in grande forma, con Leonardo Di Caprio interprete principale, e Brad Pitt vero protagonista. Ogni momento, ogni sequenza, ogni pezzo di dialogo, seppur in apparenza futile ha una sua ragione di esistere ad opera completata.

Quello che ci mostra l’autore americano è uno spaccato di cinema che si fonde con la cronaca nera del culto di Charles Manson, un film che tira via il tappeto da sotto i piedi, che sul momento può creare un senso di straniamento, in quanto abituati ai tempi veloci di oggi, ma che a conti fatti lascia un segno indelebile.

 

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