Unbelievable: la storia che ha ispirato la miniserie Netflix

LA NOSTRA RECENSIONE DI UNBELIEVABLE, NUOVA SERIE NETFLIX DISPONIBILE DAL 13 SETTEMBRE CHE PORTA L’ATTENZIONE SULLA VIOLENZA SULLE DONNE A PARTIRE DA UNA STORIA VERA

unbelievable posterHa debuttato su Netflix venerdì 13 settembre Unbelievable, miniserie in 8 episodi che ricostruisce una vicenda di stupri consumatasi negli Usa alcuni anni fa ai danni di diverse donne. La sceneggiatura è stata scritta da Susannah Grant (che ha firmata anche quella di Erin Brockovich), Michael Chabon e Ayelet Waldman, e a vestire i panni delle due investigatrici impegnate nelle indagini troviamo Toni Collette e Merritt Wever (recentemente al cinema con Charlie says).

Unbelievable ricostruisce dei fatti realmente accaduti, e usa come base e punto di partenza l’articolo di giornalismo investigativo Premio Pulitzer nel 2016 An Unbelievable Story of Rape scritto da Christian Miller per ProPublica. Naturalmente tra la realtà e la ricostruzione filmica ci sono delle differenze anche se sottili, che però non minano il significato e la gravità dell’accaduto.

La vera storia degli stupri partì da Marie Adler (nella serie interpretata da Kaitlyn Dever), diciottenne del paesino di Lynwood, nello Stato di Washington, e con un passato difficile alle spalle, fatto di abbandoni, famiglie affidatarie, orfanotrofi e tanta voglia di realizzarsi, svincolandosi da tutti questi anni di infelicità. Marie denunciò alla polizia di essere stata stuprata da un uomo mascherato durante la notte, che dopo essere entrato dalla finestra l’aveva bendata,  legata con i lacci delle sue scarpe e minacciata con un coltello. Nel corso delle deposizioni furono rilevate diverse incongruenze e buchi, che portarono la polizia ad accusarla di aver mentito e denunciarla per falsa testimonianza. Non appena la notizia fu diffusa e si venne a sapere la sua identità, la ragazza fu sulla bocca di tutti, accusata e additata, insultata e diffamata: con attacchi del genere, più ciò che aveva subito, fu facile cadere in depressione.

Per fortuna, in Colorado, due investigatrici seguivano le tracce dello stupratore che si rivelò essere seriale: furono infatti rintracciati altri casi che presentavano le stesse caratteristiche. Le detective Stacy Galbraith e Edna Hendershot effettuarono controlli su diversi casi analoghi, riuscendo a reperire alcune tracce di DNA e ricostruendo l’identità del criminale, anche aiutate dalla voglia sul polpaccio che diverse donne dissero di avergli visto. L’uomo fu arrestato e condannato all’ergastolo.

In questo crime le vicende rimangono pressoché le stesse rispetto ai fatti, variano piccoli dettagli e alcuni nomi. Colpisce il modo in cui si riesca a creare una forte empatia con le vittime, e come non solo l’attenzione rimanga fissata sulle violenze fisiche subite durante le aggressioni, ma come siano centrali anche quelle psicologiche: è il caso di Marie, quasi costretta dalla polizia a ritrattare la sua esperienza e poi lasciata sola anche da chi era suo amico. È snervante vedere come venga trattata la giovane vittima, che persa la fiducia da parte di chi dovrebbe difenderla inizia a difendere sé stessa chiudendosi col mondo e perdendo ogni speranza.

L’impianto narrativo è diviso in due parti: una guarda all’esperienza di Marie, l’altra alle indagini delle due detective; da una parte una giustizia che sembra lontana dal realizzarsi, dall’altra invece il duro lavoro della polizia affinché proprio quella giustizia faccia il suo giusto corso. Una solidarietà tutta al femminile.

Non ci sono ghirigori, non si gira intorno al discorso, ma ci si arriva in modo chiaro e diretto, mostrando il dolore, la sofferenza e i diversi modi di reagire delle vittime: prima ancora dei fatti, Unbelievable pensa al lato umano. Eppure usa un gran tatto: le stesse scene delle aggressioni sono sempre mostrate dal punto di vista della vittima, senza mai far vedere nudi gratuiti, ma soffermandosi su ciò che le donne hanno visto e vissuto. Vediamo attraverso i loro occhi, oppure vediamo direttamente i loro occhi, attraverso una serie di brevissimi flashback, che spesso si ripetono.

Le interpreti rendono perfettamente i propri personaggi: Toni Collette e Merritt Wever formano una coppia tanto distante e diversa quanto in sintonia, mentre la giovane Kaitlyn Dever trasmette un dolore straziante di cui difficilmente non si resterà colpiti.

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