Tár: recensione

Credit: Courtesy of Focus Features

CON TÁR TODD FIELD TORNA ALLA REGIA DOPO 16 ANNI, CON UNA CATE BLANCHETT TITANICA CHE CI TRASCINA A FORZA DENTRO AL MONDO DI QUESTA INDIMENTICABILE PROTAGONISTA

TAR-POSTERGENERE: Dramma, thriller psicologico

DURATA: 158 minuti

VOTO: 4/5

USCITA IN SALA: 9 febbraio 2023

Il copione è stato scritto per un’artista: Cate Blanchett. Se avesse rifiutato, il film non avrebbe mai visto la luce. I cinefili, gli appassionati e il pubblico in generale non ne saranno sorpresi. Dopotutto, Blanchett è una maestra assoluta. Mentre giravamo il film, l’abilità sovrumana e la verosimiglianza di Cate sono stati qualcosa di veramente sbalorditivo da vedere. Ha avuto un effetto positivo su di tutti. Il privilegio di collaborare con un’artista di questo calibro è qualcosa di impossibile da descrivere adeguatamente. Sotto ogni punto di vista, questo è il film di Cate. 

Con queste parole che debordano l’elogio per arrivare all’adorazione, Todd Field ha parlato del lavoro con Cate Blanchett nel suo nuovo film. A ben 16 anni di distanza dal suo ultimo lungometraggio, il regista è tornato in pompa magna con Tárun film importante, imponente nella sua ambizione come nella sua durata, inedito nel trattamento di un argomento estremamente accattivante e, più di ogni altra cosa, che è un vero e proprio monumento alla sua protagonista: questo film È Cate Blanchett. 

L’attrice, già premio Oscar, regala un’interpretazione titanica, indimenticabile, iper sfaccettata. In questo film, lei fa tutto. Ammalia, seduce, diverte, inquieta, minaccia. Dirige un’orchestra, suona il pianoforte. Parla lingue diverse. È delicata ed è violenta, è euforica ed è disperata. E’ tutto ciò in 158 minuti, durata ambiziosa per un periodo storico di fruizione visiva votata alla velocità, alla brevità. Eppure il film funziona alla perfezione, non solo grazie alla performance indimenticabile della sua protagonista, ma anche ad una tematica inedita affrontata in modo efficace.

Lydia Tár è un’artista e direttrice d’orchestra acclamata, che alla soglia dei cinquant’anni, con una compagna ed una figlia piccola, pur non avendo più nulla da dimostrare, si trova ad un punto cruciale della sua carriera: la composizione di una nuova opera musicale e l’uscita della sua autobiografia. E mentre attorno a lei – ed insieme a lei – si muove un mondo fatto di ambizioni, gelosie, licenziamenti e promozioni, una crepa si insinua nella sua vita quasi perfetta: una crepa che da anni a questa parte vediamo si rappresentata al cinema e in televisione, ma con protagonisti dell’altro sesso: l’accusa di essere una predatrice sessuale. Come specificato dalla Blanchett stessa in conferenza stampa a Venezia, era giusto che si arrivasse ad un film con questa tematica portante. Certo, dall’esplosione del Movimento #MeToo del 2017, dopo lo scandalo Weinstein, il vaso di Pandora sui comportamenti scorretti nel mondo lavorativo e dello spettacolo è stato scoperchiato. Sono fioccati racconti mediatici su queste dinamiche (come “Bombshell” di Jay Roach o la serie Apple Tv+ “The Morning Show”), ma mettere al centro della vicenda una donna in carriera è un passo inedito, e necessario: se è indubbio che gli uomini usino da sempre il proprio potere per ottenere favori sessuali da giovani donne e giovani uomini che “dipendono” da loro per necessità lavorative ed economiche, è altrettanto ovvio che questa dinamica,  anche se meno di frequente, esista anche con donne nella posizione dell’abusatore. 

E Tár tuttavia riesce a mostrarci ciò con eleganza e ritmo incalzante, mantenendo sulla sua protagonista uno sguardo sempre affascinato ma non particolarmente indulgente: in equilibrio tra empatia e giudizio, come spesso siamo tutti, nelle nostre vite, nel giudicare chi ci circonda. La durata notevole è ampiamente giustificata dall’attenzione che quest’opera pone sulle sue vicende e le sue tematiche: un film attuale e realizzato con grande stile.

 

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Luca Predonzani

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