White Noise: recensione

RIFLESSIONE E CRITICHE SU CAPITALISMO E PAURA DELLA MORTE NEGLI ANNI ’80, EPPURE, FIN TROPPO SIMILI AI GIORNI NOSTRI: RECENSIONE DI WHITE NOISE, FILM DI APERTURA DI VENEZIA 79

White Noise PosterGENERE: Black Comedy

DURATA: 136 minuti

VOTO: 3,5/5

USCITA IN SALA: Novembre 2022, disponibile su Netflix dal 30 dicembre 2022.

White Noise apre la 79ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia mettendo in scena, riassumendo all’osso i molti temi trattati da quest’opera, una spietata fotografia del mondo dell’ultima manciata d’anni. Paura della morte, minaccia di un’apocalisse imminente, isolamento e incomunicabilità. Un quartetto di argomenti tutt’altro che leggero (anche se nel film non mancano alcuni sprazzi d’ironia amara a risollevare l’atmosfera) ma familiare a chiunque.

L’omonimo romanzo di DeLillo da cui è tratto il film, a 37 anni di distanza dalla sua pubblicazione, è ancora attualissimo: già all’epoca, senza pandemie e quarantene, la ricerca sfrenata e capitalistica del benessere e della sicurezza, anche affrontata in modo irrazionale, teneva banco nella società descritta nell’opera. Noah Baumbach riadatta queste tematiche e queste sensazioni al 2022, e torna a Venezia a 3 anni dall’acclamatissimo Marriage Story,  con un prodotto completamente diverso, dove l’atmosfera struggente e amara del precedente film è rimpiazzata da una narrazione incalzante ed inquietante. 

Metà anni’80. Un istrionico Adam Driver interpreta il professor Jack Gladney, docente stimato ed esperto di studi sul nazismo, sposato con Babette, interpretata da Greta Gerwig. Hanno 4 figli (due di loro nati dai rispettivi precedenti matrimoni), e la loro famiglia è benestante, dinamica, ogni personalità viene approfondita con la giusta caratterizzazione. Vicino a casa loro, l’esplosione di materiale tossico avvenuta dopo lo scontro tra un camion ed un treno dà origine ad una spaventosa ed enorme nuvola nera con fulmini rossastri (impossibile non pensare a Stranger Things, peraltro ambientata esattamente in quegli anni e i cui echi per certi versi si sentono nel film).

Inizialmente presa sottogamba da Jack e Babette, l’esplosione si rivelerà ben presto una grave minaccia da cui difendersi: da qui in avanti, l’eco della nostra quotidianità recente, di pandemia e disastri climatici, si udirà per tutto il film. Alternando momenti di lunghi dialoghi (troppo lunghi, forse) ad altri incalzanti ed adrenalinici (una potentissima sequenza a montaggio alternato ad inizio film, sospetto, varrà da sola la nomination all’Oscar per Driver), il film per due ore e un quarto racconta le paure in larga e piccola scala dei suoi personaggi: che si tratti di nubi tossiche, farmaci misteriosi o guru poco affidabili, in White Noise l’insidia è sempre dietro l’angolo. La paura stessa, è sempre dietro l’angolo. Un dipinto crudele ma piuttosto condivisibile dello strano periodo storico che stiamo passando. 

Tematiche piuttosto pesanti, che insieme alla durata non breve e alla sua notevole verbosità, potrebbero impedire al film un apprezzamento trasversale, che c’è stato per il precedente Marriage Story: tuttavia le ottime interpretazioni del cast (da segnalare anche la giovane Raffey Cassidy, che interpreta la figlia Denise), una scelta oculata della colonna sonora ed una confezione visiva molto pop ed accattivante (costumi, acconciature e pure momenti coreografici) danno sicuramente una maggior fruibilità all’opera.

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Luca Predonzani

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