Come ammazzare il capo 2: Recensione film

COME AMMAZZARE IL CAPO 2: SEQUEL NON ALL’ALTEZZA DEL PRIMO, MA TUTTAVIA LE RISATE SONO ASSICURATE

Come ammazzare il capo 2GENERE: commedia

DURATA: 108 minuti

USCITA IN SALA: 8 gennaio 2015

VOTO: 3 su 5

 

Nick, Dale e Kurt sono tornati. Dopo essersi sbarazzati dei precedenti horrible bosses, i tre hanno deciso di mettersi in proprio diventando “i capi di loro stessi”, lanciando la loro propria attività in Come Ammazzare il Capo 2: lo special Doccia-Amico. Quando uno scaltro investitore manda in aria i loro piani, prendendoli in giro, i tre ideano un piano mal concepito, per rapire il figlio dell’investitore e richiedere un riscatto che gli permetterà di riprendere il controllo della loro azienda.

Non sempre i sequel sono una garanzia di successo. L’ha dimostrato la saga di Una Notte da Leoni, con il secondo film che era una brutta copia del primo. Anche in Come Ammazzare il Capo 2 la formula rimane più o meno la stessa: il gruppo dei tre amici formato da Nick (Jason Bateman), Kurt (Jason Sudeikis) e Dale (Charlie Day) cerca di ricominciare da capo, sfondando nel mondo del lavoro in proprio, ma inevitabilmente va a scontrarsi con la società del ricco Burt Hanson (Christoph Waltz) e del figlio viziato Rex (Chris Pine). Stavolta niente omicidi, quindi i tre optano per il rapimento di quest’ultimo – colpa del titolo tradotto mal reso, questa volta, in italiano.

Jennifer Aniston torna a vestire i panni della bella e brillante (e sempre più maniaca sessuale) Julia, ex capo di Dale, così come Kevin Spacey nelle vesti del perfido Dave Harken, ex capo di Nick (ora in prigione), e Jamie Foxx nel ruolo di Dean “Fottimadre” Jones, che dà strampalati consigli ai tre aspiranti imprenditori. Sebbene abbiano poche battute sullo schermo, con il loro carisma e la loro bravura, Spacey e Waltz finiscono per rubare la scena ai tre protagonisti pasticcioni.

Nonostante la trama debole, a volte facilmente intuibile, Come Ammazzare il Capo 2, dietro la risata, presenta la dura realtà del sogno americano, andato in frantumi per colpa di un’organizzazione sociale più avanzata come quella cinese. Il film riesce comunque a intrattenere grazie al cast ben compatto che sa divertire (basta fermarsi fino alla fine ad osservare i titoli di coda con i bloopers) e fa divertire il pubblico con situazioni assurde, all’apparenza banali, ma dai risvolti sorprendenti.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.